Gianfranco Zola, ex giocatore del Napoli, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport.
Queste le sue parole: “Siamo fuori dal Mondiale ma non perderei tempo con considerazioni e guarderei avanti. È il momento di ricostruire. Dobbiamo porre le fondamenta per riportare il nostro calcio ad alti livelli. Ripensare a quello che è accaduto non ha più senso ormai. C’è un dato inequivocabile: non abbiamo più giocatori di valore internazionale. La domanda sorge quindi spontanea: perché non produciamo più campioni? Perché in Italia, a parte Insigne e Verdi, che non ha ancora trovato spazio in Nazionale, non abbiamo giocatori capace di saltare l’uomo? In tre parole: mancano i talenti.
Penso che gli elementi base nel calcio siano due: vivai e dilettanti. Nei vivai ha prevalso negli ultimi anni il concetto di vincere e non quello di formare. I settori giovanili sono pieni di stranieri perché si punta sui risultati e non sulla crescita dei talenti. I dilettanti e gli oratori erano una volta un serbatoio formidabile. Gli oratori non esistono più mentre i campionati dilettanti sono stritolati dalla crisi economica e da regole troppo rigide. Chi ha tempi più lunghi non ha possibilità. Un caso Torricelli oggi non è pensabile. Negli anni ’90 il calcio italiano entrava nelle case degli inglesi, in quel periodo da noi c’era il miglior campionato del mondo con campioni stranieri che aiutavano i giovani a crescere. Oggi l’Inghilterra è davanti a noi e non credo che dipenda solo dal denaro. È una nazione calcisticamente in fermento, che ha dato impulso ai settori giovanili e ha iniziato a lavorare anche sui maestri. Il denaro non è tutto però aiuta, non c’è dubbio. Siamo un paese in difficoltà e il calcio non può essere un’isola felice. Abbiamo problemi generali che inevitabilmente si riflettono nello sport.
E come ripartire? Guarderei alla Germania. Dopo la riunificazione lo stato tedesco ha attraversato un momento difficile e anche il calcio è scivolato nella depressione, con un decennio abbastanza grigio. La Germania calcistica però ha avuto la forza di interrogarsi su se stessa, di compiere autocritica e di programmare la rinascita. Per quanto riguarda noi, se ci sono elementi di una certa età ancora in grado di dare qualcosa vanno tenuti in considerazione, ma è chiaro che bisogna guardare al futuro. Per me Verratti deve giocare di fronte alla difesa, come playmaker. Non ha la velocità e la rapidità di gambe della mezz’ala. Adesso c’è la concorrenza di Jorgihno e non è un aspetto trascurabile.
Balotelli? Penso che nessuno abbia mai messo in discussione le qualità tecniche di Mario. I problemi erano altri, ma anche le questioni comportamentali hanno una rilevanza all’interno di una squadra. Dovrà decidere il futuro ct, sarà una sua scelta.
Inghilterra? Rashford mi piace molto. È un grandissimo talento e mi sorprende che nel Manchester United negli ultimi tempi abbia giocato a intermittenza. Anche Dele Alli è un elemento interessante: se mette la testa a posto può diventare un top player. Su Kane c’è poco da dire, bisogna consultare le statistiche, ha il gol nel sangue. Le quattro semifinaliste del Mondiale per me saranno Argentina, Spagna, Germania e Belgio. Se la Federazione mi chiedesse un aiuto e avessi la percezione di essere davvero utile, sarei pronto a dare una mano”.