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Zeman: “Insigne ultima bandiera. E’ il più forte, spero resti a Napoli”

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Zdenek Zeman, il Maestro boemo, ex allenatore tra le altre di Roma e Napoli, ha parlato in un’intervista al Corriere dello Sport.

 

 

“L’isolamento? Dopo l’invasione sovietica decisi di restare in Sicilia: rividi mio padre solo nel 1991, fu come se mi fossi riappropriato del passato. Lui mi voleva medico, io avevo in testa solo lo sport. Non ho vissuto la guerra, non so se questa crisi le assomigli. Però mi chiedo: cosa sarà dei giovani? Si discute su come ripartire, io sto qui e aspetto il ritorno alla normalità. E una nuova occasione.

C’è un futuro che non si può immaginare, soprattutto per i ragazzi. Ma ho il sospetto che quando si riaprirà, questa situazione già drammatica, con così tanti morti, possa addirittura peggiorare. Non so se riusciremo ad essere rigorosi e dunque ad evitare che il contagio riemerga, lentamente. Ed è lecito temere che possa toccare a te, a chi ti sta vicino, a chi vuoi bene.

Azzererei la stagione: si chiude e si riparte poi quando sarà possibile, magari a settembre. Ma i campionati sono falsati, fermi come sono da due mesi. Poi so bene che esistono interessi economici e che dunque se si riprenderà sarà esclusivamente per ragioni finanziarie e per tentare di frenare quella montagna di debiti che il movimento stesso ha prodotto.

Il mio idolo? E’ stato Kovacs. Poi sono cresciuto e con l’età si smette di averne. Semmai si apprezzano, diversamente, nuove figure. I miti appartengono alla gioventù. Hiddink è sempre stato bravo o almeno io l’ho considerato tale. Il mio gradimento non nasce dal curriculum, né dalle bacheche ma da ciò che si costruisce. Guardiola è un grande, ci mancherebbe, ma penso che il suo Barcellona si erede di quello di Cruyff.

La Grande Bellezza degli anni 90 è stato il mio calcio? Lascio che siano gli altri a dirlo. Ma ci sono stati momenti in cui ci siamo divertiti. Il mio nome ricorre spesso? Forse perché mi vogliono bene.

Insigne per me è l’ultima bandiera. Il più forte calciatore italiano, uno dei pochi in grado di fare la differenza. Un napoletano che si sente tale e che spero resti nella sua città, come ha fatto Francesco. Solo che Totti, a Roma, non è mai stato contestato.

Rivoluzionare i calendari? Non mi piace l’idea, per me si comincia a settembre e si finisce a giugno. E comunque so bene che c’è chi la vuole cotta e chi cruda ed è difficile mettere assieme tante teste. Sto a guardare. Sperando che si torni alla normalità. E se ci sarà ancor la possibilità, se me la daranno, di fare ciò che mi diverte: allenare, a modo mio”.

 

 

L’intervista integrale, sulle pagine del Corriere dello Sport.

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