Santiago Zabala, professore spagnolo di filosofia e autore del libro ‘Fenomenologia di Maradona’, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni de Il Mattino.
“Il libro ha origine da un articolo scritto con il giornalista napoletano Antonio Moschella per Al-Jazeera dopo la morte di Maradona. Abbiamo coinvolto autori inglesi, argentini e spagnolo per avere prospettive diverse. Diego mi interessa da filosofo perché essere il più grande calciatore era solo un aspetto, quello sportivo, mentre lui è molto di più, essendo diventato un’icona sociale e politica, ambasciatore di un messaggio di resistenza e ribellione. Filosoficamente, cioè esistenzialmente, non si può ignorare Maradona.
Credo che lui sia ancora un simbolo della sinistra, anche perché non è che ci siano ancora tanti simboli a sinistra. Forse l’ultimo oggi è Papa Bergoglio. Diego, così come Bergoglio, è stato uno dei simboli di sinistra ma non della sinistra. Giocare nel Napoli e allenare il Gimnasia La Plata rappresentano scelte politiche più che sportive. L’idea è sempre stata quella di decidere di stare dalla parte della gente, mai dei potenti.
Il primo prezzo pagato per i suoi comportamenti è quello della dipendenza dalla droga. Alla fine perché si drogava? Probabilmente, come dice Galeano, per nascondersi e sopportare la pressione mediatica che aveva intorno. Oggi i giocatori sono più controllati e gestiti. Ha pagato un secondo prezzo per la sua ammirazione per Castro, Lula e Chavez. Quando uno elogia Che Guevara o dichiara che Bush è un criminale di guerra non bisogna sorprendersi che i media ti denigrino ricordando sempre la tua dipendenza, per esempio.
Diego ha rappresentato per Napoli il riscatto rispetto a un Nord che continua ancora oggi a ignorare non solo questa città ma anche il Sud in generale. Quando la politica non ci ascolta, lo sport può diventare l’unica forma per farsi vedere, sentire e magari anche semplicemente riconoscere.
Perché Napoli lo ama ancora? Perché è una città aperta, libera, del Sud. Una città che continua a resistere a certe logiche dello Stato che altre città devono subire. L’Argentina, come Napoli, è al Sud. Anche per questo Maradona si sentiva a casa qui. Sono sicuro che pure Messi si troverebbe bene, ma non credo che gli lascerebbero prendere una decisione così politica, anzi esistenziale.”