George Weah, primo Pallone d’Oro africano, stella del Milan ora presidente della Liberia, intervistato dalla Gazzetta dello Sport.
“Il Milan può vincere lo scudetto? Chiaro, è in testa alla classifica. E no, non mi sorprende, perché dovrebbe? Stiamo parlando del Milan, mica di una squadra qualsiasi.
Ibrahimovic è un tipo forte e sicuro di sé, qualità che saltano all’occhio immediatamente. Ma dietro a questa immagine c’è molto altro: è uno che si impegna al massimo ed è sempre concentrato al cento per cento sulla propria professione. Sono contento che il Milan l’abbia preso perché può essere molto utile al club nel lavoro con i giovani perché i ragazzi, tanto in prima squadra come nella Primavera, in lui hanno un grande esempio ed una fonte di ispirazione. Uno che possono ammirare e considerare un leader che li può guidare. E’ il migliore esempio di ciò che può fare un condottiero, sono contento per lui.
L’età non conta. Mi vengono in mente due nomi, quelli di Pietro Vierchowood e Franco Baresi, due che hanno giocato a un livello altissimo fino quasi ai quarant’anni. E poi naturalmente lo stesso Paolo Maldini. Se lavori duro, mentieni alta la passione e continui a divertirti giocando, l’età sparisce.
La rivale scudetto del Milan? Tra Inter, Juventus e Napoli dico Juventus per due motivi: perché da bambino tifavo per la Juve e perché vince da nove anni. Quando ero piccolo in Africa non arrivavano le immagini della Serie A, eravamo legati al calcio francese e facevano vedere le immagini di Platini in Italia, così mi affezionai alla Juve. Poi la vita mi ha portato al Milan e lì ho trovato una famiglia oltre ad un fantastico ambiente di lavoro. Il Milan mi ha dato tutto, ma il tifo per la Juve è rimasto. Però la cosa che più mi fa piacere è che la Serie A sia tornata ad essere molto competitiva e divertente, questo è l’aspetto più rilevante.
Gattuso? Il mio bimbo, bimbo Gattuso. Un ragazzo d’oro, furbo, sveglio, determinato, con una grande mentalità. Generoso, lottatore, uno che sa ciò che vuole e come prenderselo. E anche un amante del bel calcio: lui era un distruttore, sì, uno che pressava e aveva la cultura del calcio fisico perché quello gli chiedevano e quello sapeva fare. Però Gattuso ha sempre amato il bel calcio e ha sempre avuto una mentalità vincente ed è ciò che mi sembra voglia trasmettere alle sue squadre ora che allena”.
L’intervista completa, sulle pagine della Gazzetta dello Sport.