Editoriale

Voglio respirare il mare. Da ”Andrà tutto bene” a “Non ce la facciamo più” Era prevedibile che accadesse.

Dopo i canti e la musica dai balconi dei primi giorni, si è passati allo scoramento generale in tre terribili settimane.

Per una serie di errori a catena che hanno determinato la tragedia della Lombardia un’ intera nazione è stata chiusa in casa perché non c’erano altre vie percorribili.

Gli errori umani sono inevitabili quelli dovuti ad incapacità o, peggio, malafede risponderanno alle coscienze e alla storia ma tutti fanno parte di un passato che non si può cambiare. Il futuro è un orizzonte incerto e tremolante come un miraggio, resta il presente.

Il presente, interminabile scandito dall’ossessionante ricerca di notizie tra nausea e bulimia. Il presente opprimente e riempito di paura.

“Dovete restare in casa” nato come un consiglio diventato un ordine perentorio che ti fa sentire in colpa.

Responsabile di qualcosa di immenso di cui sei vittima non carnefice. Se stai bene potresti essere un untore asintomatico o peggio la prossima vittima. Se stai male hai paura per te e per gli altri e, comunque, sarai sempre responsabile di qualcosa.

Provi a distrarti pensando, parlando o lavorando ad altro e ti senti in colpa perché vuoi riemergere dalla palude di angoscia invece di farti soffocare.

Senso di colpa e paura ma quanto potrà durare tutto questo? La gente ha bisogno di certezze, e carezze, speranza e fiducia. Separati in casa o, peggio, vittime di violenza domestica, costretti a condividere interminabili giornate.

Diversamente abili da accudire, anziani da gestire, tanti chiusi in case piccole, con poca luce come tane di animali braccati.

Membra consunte dal tempo che necessitano di movimento, per mantenere l’equilibrio precario, anchilosate dalla segregazione.

#Iostoacasa ripetuto ossessivamente da vip di vario genere che invitano tutti dalle proprie residenze patinate. La clamorosa bugia che il virus sia democratico nel momento di massima ingiustizia sociale.

Ma quanto può durare? Nonostante sapeste cosa stava accadendo in Cina non avete avuto il coraggio di isolare e sigillare la regione focolaio, ne’ di prendere contromisure adeguate e ora non sapete che altro fare oltre che chiudere un’ intera nazione, facendola anche sentire in colpa, per non ammettere le vostre colpe.

È tutto troppo!

Serve una strategia diversa.

Serve umanità e comprensione della realtà Serve l’impegno a fissare obiettivi concreti di ritorno alla vita perché non è plausibile aspettare in questa situazione che l’epidemia si estingua.

Serve mettere liquidità nelle tasche delle famiglie e servono agevolazioni alle imprese. Serve uno screening della popolazione per separare i malati, dai sani e dai guariti e indicare con precisione quando i guariti possano tornare alla vita normale.

Serve una gestione terapeutica domiciliare efficace con la distribuzione a tappeto di farmaci antivirali da assumere a casa ( come i comuni antipiretici) ai primi sintomi.

Serve gestire la malattia e passare da una fase acuta ad una cronica in attesa che si estingua o si produca un vaccino.

Servono sincerità e umiltà, serve pensare che Bene Comune non è un concetto filosofico astratto ma il benessere reale di ognuno dei 60 milioni di cittadini italiani.

Serve lucidità ma anche misericordia, altrimenti è tutto inutile.

Noi vogliamo tornare a respirare il mare.

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