In Messico, la vendetta non violenta del fuoriclasse argentino contro gli inglesi.
Il 22 giugno di ventinove anni fa’, allo Stadio Azteca di Città del Messico si affrontavano Argentina e Inghilterra per i quarti di finale di Coppa del Mondo. La forte rivalità tra le due squadre risaliva ai tempi del Mondiale del ’66, che vide vincitori gli inglesi, dopo aver eliminato proprio l’Argentina, grazie ad una contestatissima espulsione dell’allora capitano albiceleste, Rattin.
Ma nel 1986, la tensione che accompagnò la partita aveva radici lontane che andavano aldila’ del calcio. Nella guerra delle isole Falkland infatti, molti argentini perdevano la vita per mano degli inglesi.
Diego Armando Maradona calcò molto la mano su questo aspetto, caricando l’ambiente e soprattutto i compagni.
Quel giorno, l’Argentina s’impose per 2-0, grazie ad una doppietta del campione argentino. Il primo goal fu segnato di mano. Il britannico Hodge alza un campanile su cui si fiondano in un duello aereo il portiere Shilton e proprio Maradona, che anticipa l’avversario con un tocco di mano. Cinque minuti più tardi, il 2-0 che consegna Diego alla Storia.
A fine partita, Maradona dichiarerà che il gol è stato realizzato “un po’ con la testa di Maradona ed un altro po’ con la mano di Dio”, inaugurando così il mito della “Mano de Diòs”, a cui lo scomparso cantante argentino, Rodrigo, intitolò poi una canzone, interpretata dallo stesso Maradona nel documentario girato da Emir Kusturica sul campione argentino.
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Articolo di Fabio Cotone