Il 29 aprile del 1990 il Napoli e la città festeggiarono il secondo tricolore della storia del club partenopeo. Era l’anno dei mondiali quelli del 1990. Era il calcio dei tre stranieri per squadra meglio della stessa nazionalità. Ad esempio l’Inter parlava tedesco con Matthaus, Brehme e Klinsmann, il Milan olandese con Rijkaard, Gullitt e Van Basten, il Genoa uruguayano con Ruben Paz, Perdomo e Aguilera. Il Napoli brasiliano con Careca e Alemao oltre il linguaggio calcistico universale parlato dall’argentino Maradona.
Di quel Napoli è giusto ricordare la “potente” competenza dirigenziale con Ferlaino presidente, Moggi direttore generale, Perinetti direttore sportivo e Gigi Pavarese segretario. Proprio Luciano Moggi riuscì ad aggiungere a quella squadra già forte, uno sconosciuto che giocava in Sardegna con la Torres in Serie C1. Un certo Gianfranco Zola poi diventato Mara-Zola o Zola-dona per la sua classe sopraffina.
Il Napoli ai nastri di partenza non era una squadra qualunque. Oltre ad avere in squadra il calciatore più forte di tutti i tempi, Maradona, si presentò da campione d’Europa per aver conquistato, il precedente 17 maggio 1989, la Coppa Uefa nella doppia finale con lo Stoccarda il primo e finora unico alloro europeo del Napoli.
L’inizio di campionato fu sconvolto dalla morte in un incidente stradale in Polonia di Gaetano Scirea, il difensore campione del mondo con l’Italia di Bearzot nel 1982. Ma non fu l’unico momento difficile della stagione. Il calciatore della Roma Lionello Manfredonia durante la sfida con il Bologna fu colpito da un arresto cardiaco. Per fortuna il dramma fu solo sfiorato.
Anche per il Napoli l’inizio non fu dei più facili. Maradona tornò a disposizione dell’allenatore Albertino Bigon, con notevole ritardo. Era in rotta con Ferlaino. Desiderava essere ceduto al Marsiglia come se avesse avuto il presentimento di quanto gli sarebbe poi accaduto la stagione successiva. Il Napoli e Maradona si ritrovarono nel giorno di Napoli-Fiorentina alla quinta giornata. Viola in vantaggio alla fine del primo tempo per 2-0 con doppietta di Baggio. Maradona in panchina con la maglia numero 16 entrò nel secondo tempo, sbagliò un rigore ma poi trascinò la squadra nella clamorosa rimonta con vittoria finale per 3-2. Da lì il feeling ritrovato che diede inizio alla cavalcata che avrebbe poi portato alla conquista del secondo scudetto, passando per la monetina di Alemao, la clamorosa sconfitta del Milan a Verona alla penultima giornata che permise al Napoli di balzare in testa alla classifica, per finire poi con il gol di Baroni in Napoli-Lazio 1-0. A dire il vero la cavalcata storica non finì con il gol di Baroni, ma continuò nello spogliatoio del San Paolo con i “gavettoni festosi” dei calciatori e in ogni angolo di ogni via della città con i festeggiamenti di una tifoseria felice.