In diretta su Radio Marte è intervenuto Umberto Calcagno, vice-pres AIC (Associazione Italiana Calciatori). Queste le sue dichiarazioni.
“La nostra posizione è chiara ma non è giusto che siano i calciatori a prendere questa decisione. C’è bisogno che chi ha la responsabilità sopra di noi ci dica cosa si possa fare e cosa no. Ci sono delle situazioni particolari di squadre che magari vanno in trasferta e poi vengono messi in quarantena quando rientrano.
Domani ci sarà questo confronto in conference call per capire quale sarà la situazione. La nostra proposta è chiara, stando così le cose non si può andare avanti. Non abbiamo mai indetto uno sciopero, ci siamo detto che non era la cosa migliore da fare in questo momento”.
Il vice presidente ha poi dichiarato a Radio Punto Nuovo:
“Vivo a Rimini e stamattina per fare la spesa si entrava due alla volta, si va in ufficio solo per urgenze, ci sono nuove ordinanze e tutto un sistema deve rivalutare se il calcio può andare avanti o meno. A nostro modo di vedere non ci sono le condizioni per garantire sicurezza ai nostri associati e bisogna ridurre al minimo le nostre attività. Il messaggio che dobbiamo dare è starcene in quarantena oppure no? Per noi oggi la funzione sociale è quella di mandare il messaggio di far capire in che stato siamo. I calciatori non sciopereranno, ma la nostra richiesta è quella di sapere se è logico andare avanti. Ci devono garantire che possiamo fare spostamenti, rientrare o uscire dalle zone rosse. È ovvio che ho paura delle conseguenze di uno stop, ma devo garantire la salute ai miei associati. La bozza di sciopero è stata fatta perché molti giocatori non volevano giocare, credo fosse necessaria in realtà solo l’astensione. Lo sciopero non sarebbe stata la strada migliore, ma bisognava attenersi ai decreti ministeriali. In Lombardia ci hanno chiesto giocatori come testimonial per dare un messaggio agli italiani, di non uscire e poi li vediamo in TV che si baciano ed abbracciamo”.