Gianluca Vialli ha rilasciato un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”, in edicola stamane.
“Esiste un ambiente di lavoro molto particolare, sei contagiato: un’atmosfera che serve nella vita e in panchina. La principale caratteristica alla Juve è la testa bassa. L’umiltà rispetto a quello che si vince, che è sempre tanto. Il club ti insegna l’importanza degli oneri: ti mette nelle condizioni giuste per dimostrare quanto vali, ma poi tu devi dare il massimo. A quel punto vinci e ti godi gli onori. Ma per poco perché devi rivincere subito dopo. Ecco, il successo è spesso un sollievo più che una gioia. Il Dna te lo porti dietro: un grande allenatore deve essere lui stesso leader, ma deve creare altri leader che in campo riproducono idee, valori, carattere. Conte, Carrera, Zizou e anche io abbiamo avuto un grande maestro-leader: Marcello Lippi ha la capacità di farsi seguire e trascinare.
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Certo, al Barcellona prediligono l’estetica, la bellezza o anche solo il divertimento, mentre la Juventus è meravigliosamente pratica. Confesso che nei miei anni in bianconero non è mai entrato un dirigente a dirci: <Mi raccomando, oggi giochiamo bene>. Più e più volte, la frase era: <Mi raccomando, oggi vinciamo>.
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Se ho ispirato io Carrera e Conte? Vorrei tanto dire di sì, ma sono loro stessi dei trascinatori. Ho visto una collezione di miei gol e nel 95% dei casi il primo a venirmi ad abbracciare era Conte. Subito dopo anche Carrera, che veniva dalla difesa. Poi ti chiedi perché questi ragazzi fanno così bene in panchina. Già da calciatori mettevano il noi davanti all’io, erano autentici uomini-squadra. Fenomeno Conte? Lì per lì non ci pensi, ma era evidente che sarebbe finito ad allenare. Ha fatto l’università, gli piace studiare, applicarsi e questo aiuta nel curare i dettagli. Ha avuto maestri super da Trapattoni a Lippi e Ancelotti, un orizzonte vasto da cui attingere, ma la cosa bella è che ha trovato un suo quid unico, un suo stile personalissimo. E funziona alla grande pure nel mio Chelsea. Ha capito che il calcio inglese è bello ma diverso dal nostro: non si deve snaturare, ma si può correggere. Un gioco che toglie il respiro perché si attacca sempre con la guardia bassa, ma è mettendo a posto la difesa che si va lontano.Questa nostra saggezza tattica fa la differenza in Inghilterra, per questo può arrivare in fondo.
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Carrera? Massimo si conosce meno, ma era un giocatore di un’utilità unica. Da titolare o da riserva. Onesto, generoso, affidabile: l’uomo che cerchi nei momenti di difficoltà. Più facile incontrare Conte a Londra, con Carrera uso gli sms. Ma saremo tutti sempre fratelli.
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Zidane? Lo vedevano tutti come un artista, magnifico e anche un po’ etereo, ma adesso è materiale. Pratico e vincente. Di certo, il passaggio juventino è stato decisivo. E pure la contaminazione con il calcio francese, come nel caso di Deschamps, un altro bianconero. Quando fai l’allenatore è come se salissi su un cavallo per spingere le truppe, devi necessariamente cambiare un po’ il carattere, sporcarti e incattivirti. Essere un po’ meno bello e mettere un Casemiro in più”.
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Allegri è una piacevolissima conferma: ci si chiedeva all’inizio se fosse adatto alla mentalità Juve, ora possiamo che è adattissimo”.
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