Il primo ha rifiutato Napoli per accasarsi all’ombra della Mole, il secondo ha invece sposato un progetto richiamato da un tecnico che conosce, consapevole dei rischi. Torino-Napoli è anche la sfida a distanza tra due giocatori completamente diversi per ruolo e attitudini, Alex Berenguer e Mario Rui, accomunati da un’unica cosa: la fascia sinistra.
EL POLLITO – Ala sinistra di 22 anni, Berenguer a 10 anni viene reclutato dall’Osasuna e con la società spagnola fa tutta la trafila delle giovanili. Soprannominato “El Pollito” (il pulcino), è protagonista della promozione in Liga dalla Sgunda Division e si fa subito notare per le sue innate qualità: una gran tecnica ed una velocità che lo rendono uno degli esterni più osservati del panorama spagnolo. A Pamplona, dov’è nato, è famosa la corsa dei tori e pare proprio connaturata nel sangue di Alex l’attitudine a correre e a non fermarsi mai, dribblando gli ostacoli a caccia della meta, che sia una giocata o un modo per finalizzare l’azione. Dopo 5 gol ed 11 assist in tre stagioni all’Osasuna, il ragazzo attira le attenzioni del Napoli che lo corteggia a lungo, salvo poi, a un passo dal finalizzare l’accordo, firmare con il Torino.
Un’occasione mancata? Può darsi, certo la possibilità di giocarsi il posto con Ljajic o Iago Falque può apparire più praticabile di quella della competizione con uno degli “intoccabili” del Napoli, Callejon e Insigne. Berenguer ha ampi margini di miglioramento e nonostante un fisico delicato (che gli è costato diversi infortuni in carriera), si sta ritagliando il suo posto alla corte di Mihajlovic, segnado un gol in Coppa Italia ed uno in Serie A proprio nell’ultima gara contro la Lazio. Contro il Napoli per lui sarà un back-to-back anomalo: probabile titolare contro una squadra che l’avrebbe voltuo come alternativa.
LA PAZIENZA DI ASPETTARE – Mario Rui invece non cresce con l’appellativo di ragazzo prodigio. Dopo un peregrinare tra Sporting Lisbona, Valencia e Benfica, arriva in Italia nelle file del Parma. Inizia quindi la trafila dei prestiti prima di passare all’Empoli, dove conosce Maurizio Sarri. Dopo una breve parentesi a Roma in cui colleziona solo 9 presenze, viene richiamato dal suo vecchio tecnico. A Napoli viene accolto con diffidenza e chiacchiere: “troppo basso”, dice chi non crede nelle qualità tecniche del portoghese e chi vorrebbe una squadra più massiccia per competere a livello europeo. Mario Rui non dice una parola, testa bassa e pedalare, come ha sempre fatto, arriverà prima o poi il momento di far ricredere se non tutti, almeno qualcuno.
Poi accade. Mai gioire delle disgrazie altrui, ma mai come in questo caso l’infortunio di un compagno si rivela determinante: Ghoulam si rompe, Mario, tocca a te. E a suon di recuperi, passaggi al limite della coscienza (a Donetsk si ricordano ancora il suo colpo di tacco) e impegno, il 26enne di Sines si sta guadagnando pian piano gradi e considerazione. Lui una scelta l’ha fatta: abbandonare la certezza di un posto da titolare in provincia per provare a diventare determinante in una squadra con ambizioni da titolo. C’è voluto un infortunio perché l’allenatore gli concedesse una possibilità, ma ora è in campo e ci sarà contro il Torino. Non incontrerà Berenguer, perché la fascia è la stessa, la sinistra, quindi saranno sui versanti opposti del campo. Ma possiamo giurarci che a guardarli tutti e due in campo, una suggestione sulle scelte che si fanno all’interno di una carriera verrà spontanea. Destini incrociati, seppur paralleli, da fascia sinistra.