Il 29 Aprile del 2018 si giocava l’ultimo Fiorentina-Napoli, partita che mise definitivamente fine alle speranze scudetto del Napoli di Sarri.
Il Napoli partiva per Firenze spinto dai cuori di una città intera. Erano passati 7 giorni dalla straordinaria impresa di Torino contro la Juventus e dalla calorosa accoglienza che gli eroi azzurri ricevettero all’aeroporto di Capodichino.
7 giorni, ma il clima non si era certamente raffreddato: quasi 5000 persone infatti erano pronti a salutare la squadra alla stazione Garibaldi prima che partisse alla volta di Firenze, squadra che dovette poi cambiare i propri piani di viaggio vista l’impossibilità di raggiungere il binario alla Stazione centrale.
Peccato che tutta la gente presente non era ancora a conoscenza di quello che sarebbe successo quella sera. Poche ore dopo infatti, si giocava Inter-Juventus, la gara che doveva regalare al Napoli la possibilità di sorpassare i bianconeri il giorno dopo lanciandosi in volata verso il terzo scudetto della storia.
Poi… si sa come andò a finire. L’Inter in vantaggio 2-1 con un espulsione molto discutibile a sfavore si trovò di fronte una squadra immune ai cartellini che, grazie ad uno spunto di Cuadrado prima e di Higuain poi, riuscì a ribaltare il risultato.
Quello che successe davvero in quell’albergo di Firenze nessuno lo sa veramente, ma di certo sugli azzurri piombò uno sconforto totale. E l’approccio alla gara del pomeriggio successivo ne fu la prova schiacciante.
6 minuti dopo il fischio d’inizio Koulibaly venne espulso per un fallo al limite dell’area. Partita che viene dunque messa subito in salita per gli uomini di Sarri che da quel momento cominciano ad entrare nella confusione più totale.
E fu Simeone show: tripletta per il figlio del Cholo e tutti a casa. Le lacrime degli azzurri in campo e di una città intera ad accompagnare un sogno che stava definitivamente scomparendo.
Lasciata Firenze il Napoli riuscì comunque a riprendersi e terminò il campionato a quota 91 punti, record storico del club, ma quello scudetto rimasto lì, a metà strada tra l’Artemio Franchi e San Siro, fa ancora male.