Roma – Inter – Champions e Fair Play Finanziario
La sfida che ha visto protagoniste sabato sera la Roma con l’Inter, aveva un valore altissimo, non solo per blindare il terzo posto o aspirare al secondo, ma, perché, sia i giallorossi che i nerazzurri sono alle prese con problematiche serie in relazione al Fair Play Finanziario.
La Champions è fondamentale per entrambe, perché partecipando all’ex Coppa Campioni i ricavi crescono enormemente. Di quanto, però, è difficile dirlo: molto dipende dai risultati. Indicativamente, si può dire che nelle peggiore delle ipotesi l’incasso potrebbe aggirarsi sui 40 milioni: 8,25 milioni della prima parte del market pool (15% della prima metà, cioè 55 milioni, del market pool complessivo, in base al piazzamento in campionato), 12 per la sola partecipazione ai gironi, altri 9 milioni dalla seconda parte del market pool (ipotizzando che le altre due italiane arrivino in finale). Senza contare, poi, i quattro incassi (preliminare compreso) al botteghino, che per le due squadre potrebbero valere una cifra intorno ai 10 milioni. Insomma, soldi che fanno la differenza.
Sappiamo che entrambe hanno accordi legati all’Uefa per un rientro nei parametri imposti dalle normative legate al Fair Play Finanziario. I giallorossi devono concludere le prossime due stagioni con massimo un -30 complessivo nei conti. Non nel bilancio vero e proprio, perché la Federcalcio europea non considera alcuni costi (come quelli per le strutture o il settore giovanile) all’interno delle sue valutazioni. Volendo considerare i dati del bilancio 2015 (chiuso a -41), è probabile che i giallorossi debbano chiudere il 2016 vicino al pareggio: se così non fosse, la Roma dovrà versare la seconda parte della multa comminata dall’Uefa, sanzione da 4 milioni di euro. Il problema, però, è legato al mancato raggiungimento dei -30, in quanto verrebbe messa in dubbio la seconda parte dell’accordo, secondo la quale il risultato aggregato dei bilanci 2015, 2016 e 2017 dovrebbe essere un pareggio, o al massimo un deficit all’interno della deviazione accettabile (che è sempre -30).
Questo è il vero problema, ed è il motivo che ha determinato, per esempio, l’esclusione del Galatasaray dalle coppe. Certo, il pericolo sembra inferiore: difficilmente la Roma si presenterà davanti all’Uefa con un risultato complessivo dei tre anni di -164 milioni, come fatto dai turchi (che inoltre hanno superato il limite massimo dei salari di 5 milioni). Però la questione resta: per questo motivo la Champions diventa fondamentale, altrimenti bisognerà passare da cessioni e plusvalenze, come nella Capitale hanno già fatto con Gervinho a gennaio. Anche perché in ballo ci sono i riscatti di Digne, Rudiger ed El Shaarawy.
Più complessa, ma anche più a lunga distanza, è la situazione dell’Inter. L’accordo con l’Uefa, anche per l’Inter, prevede un massimo di -30 nei conti 2016 ed il pareggio di bilancio già dal 2017.
Se non riuscisse a rientrare nei parametri imposti dall’accordo, naturalmente scatterebbe la multa, che metterebbe a rischio la seconda parte dell’accordo il break-even complessivo degli esercizi 2016, 2017 e 2018 (un anno in più rispetto ai giallorossi), per i quali è previsto un massimo sempre di -30.
Anche per i nerazzurri, però, la situazione non sembra essere complessa come quella che ha portato il Galatasaray a venire escluso dalle coppe. Potrebbe essere prevista un’ulteriore sanzione, molto dipenderà però dalle cifre con cui la società si presenterà all’Uefa: nel frattempo ci saranno da pagare le operazioni del mercato, per primi Dodò e Brozovic (estate 2016), poi Jovetic, Eder e Miranda (estate 2017). Resta, in fondo, lo stesso discorso della Roma: centrare il piazzamento Champions già da quest’anno è fondamentale, altrimenti si dovrà ricorrere alle cessioni.
Il pareggio, quindi, sembrerebbe avvantaggiare la Roma, che vede, almeno, lo spiraglio dei preliminari un po’ più vicini.