Editoriale

Una giornata di ordinaria follia che inizia da lontano e finisce sotto la guglia dell’Immacolata

Una giornata di ordinaria follia che inizia da lontano e finisce sotto la guglia dell’Immacolata.

 

La maglia n 12 ostentata da l’Eintracht, prima sul tetto della panchina, poi sull’erba dell’aera tecnica, rappresenta la sintesi di tutto quanto avvenuto in queste 24 ore di ordinaria follia.

Il club tedesco, ha deciso fin da subito, da che parte schierarsi utilizzando ogni mezzo a disposizione per protestare contro l’esclusione dei propri tifosi.

Una scelta, dichiarata e inequivocabile, più o meno condivisibile ma che andava riconsiderata, alla luce di quello che era accaduto, nelle ore precedenti la partita.

Le parole, di generica dissociazione dalla violenza del tecnico tedesco, stridono con l’esposizione di quella maglia che, di fatto, non mette una distanza tra i club e i facinorosi.

Il dodicesimo uomo in campo non è un’entità sovrannaturale ma formato da uomini in carne ed ossa, tra di loro, sponda tedesca, c’erano oltre seicento persone che sono arrivati a Napoli a dare una prova di forza, a sfidare la controparte locale e, senza ombra di dubbio a creare problemi.

L’unica certezza, è che non avrebbero visto la partita, quindi escludendo la gita di piacere, le ipotesi fatte restano le più verosimili.

Alla fine, restano le immagini terribili degli scontri che hanno devastato il centro di Napoli che è dichiarato da l’UNESCO, patrimonio dell’umanità ma la storia è marcia dalla origini.

Una tempesta perfetta che nasce tra contrasti istituzionali ai più alti livelli governativi, si sviluppa nell’ opacità di scarse comunicazioni e poca collaborazione, si nutre alla tavola degli interessi economici, cresce nella testa di quelli che se l’era o giurata, si schianta nella pessima gestione di quelle ore terribili di mercoledì e muore ai piedi della guglia dell’Immacolata a Piazza del Gesù.

Hanno sbagliato in tanti, troppi dai colletti bianchi ai devastatori di entrambe le fazioni, in mezzo ci stavano:

I poliziotti, schiacciati tra decisioni scelerate, le mani legate dalla burocrazia e la bestialità di quelli che si prendevano a botte e le persone normali che si trovavano al posto sbagliato, nel momento sbagliato.

Tutto questo, con la, quasi, certezza che, a parti invertite, difficilmente, si sarebbero fatti sfilare centinaia di napoletani che inveiscono contro i tedeschi, schierati come truppe militari, per le vie di Francoforte, facendoli arrivare in una delle piazze più importanti della città.

Sbaglieremo ma non riusciamo, proprio, ad immaginare una scena simile.

A Napoli è successo,

perché?

Chi può dirlo, per ora tutti affermano di aver fatto le scelte giuste.

Alla fine, resta la rabbia per aver rovinato una giornata che doveva essere solo un tripudio di festa ed aver tolto splendore ad un’impresa memorabile, seppur abbondantemente prevedibile.

Però, come si dice, la bellezza salverà il mondo e lo splendore di questo Napoli riuscirà, anche, a cancellare la brutalità e l’inettitudine di queste ultime ore.

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