Analizziamo com’è andata tatticamente la partita tra Chievo Verona e Napoli.
Il Napoli perde due punti, resta con due punti di vantaggio sull’Inter (che ha pareggiato in rimonta contro il Torino 1-1) e si vede rimontare dalla Juventus (vittoriosa, sempre in rimonta, contro il Benevento per 2-1) che è ora ad un solo punto dagli azzurri. Partita perfetta del Chievo Verona che ha ingabbiato un Napoli spento, poco reattivo e poco lucido ma, soprattutto, senza idee per cercare soluzioni diverse dalle solite per sbloccare il risultato.
Sarri si presenta con Sepe in porta a causa dei problemi alla schiena dell’ultim’ora per Reina, Mario Rui all’esordio stagionale per l’infortunato Ghoulam, assieme a a Koulibaly, Raul Albiol e Hysaj. Il centrocampo è inedito, Hamsik, Jorginho e Zielinski con il polacco in campo per cercare maggiore dinamismo e soluzioni in progressione per scardinare la difesa clivense. In attacco i soliti: Insigne, Mertens e Callejon. Maran mette in campo la formazione prevista alla vigilia con un 4-3-2-1 mirante a bloccare le linee di passaggio del Napoli: Sorrentino tra i pali; Gobbi, Tomovic, Gamberini e Cacciatore in difesa; Radovanovic, Hetemaj e Depaoli a centrocampo; Brisa e Castro alle spalle di Inglese unica punta.
Nella prima parte di gara entrambe le squadre pressano in fase di non possesso per cercare di recuperare il pallone, ma la tattica del Chievo si mostra particolarmente efficace per fermare le sfuriate offensive degli azzurri. Infatti Brisa e Castro si tengono stretti a coprire i centrocampisti centrali, aiutati da Gobbi e Cacciatore che si stringono in fase passiva quando il Napoli cerca di costruire per vie centrali per poi allargarsi ad impedire le sovrapposizioni degli esterni, aiutati dalle due mezzali. L’assenza di Ghoulam si fa sentire in modo pesante, Mario Rui non ha la stessa efficacia in fase offensiva e, soprattutto, non ha le stesse meccaniche consolidate con Insigne, che facevano della fascia sinistra del Napoli non solo una delle principali soluzioni di gioco ma anche una delle più pericolose. Nel secondo tempo le cose non cambiano finché il Chievo, consapevole dell’assedio finale degli azzurri, rinuncia al pressing e anche con i cambi di Maran che potevano far pensare ad un cambio tattico (Meggiorini per Birsa al fianco di Inglese, ma con l’attaccante che tornava comunque a coprire dalla trequarti in fase di non possesso) la squadra di casa ha mantenuto le posizioni difensive. Poco spazio, poco respiro alla manovra, copertura preventiva di ogni possibile linea di passaggio e impossibilità di tentare l’uno contro uno.
Il Chievo fa praticamente la partita perfetta, difendendo in undici dietro la linea del pallone, reparti corti e stretti ad evitare un crollo fisico che sarebbe stato letale contro una squadra veloce e tecnica come il Napoli. Sarri non è riuscito a trovare variabili nemmeno con i cambi, tra i giocatori sostituiti, Zielinski per Allan, vista la partita sostanzialmente incolore del polacco che non è riuscito praticamente mai a dare quegli strappi che sarebbero stati aria nei polmoni in fase di impostazione.