Abbattuto, addolorato, triste, avvilito, semplicemente mesto.
Ma Giandomenico del proprio cognome non ha fatto suo nessun significato intrinseco. Giandomenico tutt’è fuorchè che mesto. Un combattente vero, un calciatore che ha fatto del silenzio e dell’abnegazione le sue armi vincenti.
Giandomenico Mesto è partito da lontano. Dopo militanze in piccole realtà monopolitane ha esordito in serie B a soli 17 anni con la maglia della Reggina.
Torna ad indossare la maglia amaranto calabrese dopo aver vestito le casacche di Cremonese e Fermana.
La consacrazione definitiva avviene con l’avvento di Mister Mazzarri sulla panchina dei calabresi. Giandomenico diventa una bandiera della Reggina e titolare inamovibile del ruolo di esterno destro di stampo mazzarriano. La fascia di capitano ben presto è sua.
La Reggina dei miracoli di quegli anni diventa trampolino di lancio per molti. In cima alla lista ci sono proprio Walter Mazzarri e il suo “pallino” Giandomenico Mesto.
Udine e Genova, sponda genoana, lo aspettano. Bisogna aspettare però cinque lunghi anni prima che i due si incontrino nuovamente. E’ proprio Walter Mazzarri ad indicare Mesto come sua preferenza per puntellare la fascia destra del suo Napoli. Serve come il pane una alternativa a Christian Maggio e Giandomenico Mesto sembra l’identikit perfetto.
Il primo anno azzurro, però, Giandomenico lo trascorre spesso in panca. Sulla fascia destra del campo c’è un Maggio che corre, difende, segna.
Estate 2013, Mazzarri abbandona il suo Napoli tra le polemiche. Mesto, “prigioniero” del suo contratto, resta in maglia azzurra. All’orizzonte un tecnico nuovo, europeo, a Napoli giunge Rafa Benitez. Le porte del campo per Giandomenico sembrano definitivamente chiuse, troppo modesto il curriculum dell’atleta pugliese.
Ma nel calcio, come nella vita, mai dire mai. Zuniga sparisce dalla lista dei disponibili per molti mesi, Maggio arranca, Armero non ha un rendimento costante, Mesto diviene sorprendentemente il preferito di Benitez.
Il 2 novembre 2013 diventerà di li a poco una data che Giandomenico difficilmente dimenticherà. Contro il Catania rimedia la lesione del legamento crociato del ginocchio destro che lo costringe a quattro mesi di stop.
Il Napoli è mesto. Ma in questo caso il senso è quello letterale. Il Napoli è davvero avvilito. Mesto manca davvero.
Lo si percepisce guardando le gare, lo ricorda Benitez nelle sue interviste. “manca Mesto” – ribadisce spesso il mister spagnolo. Parole che sembrano paradossali, sembrano suonar male. Ma sono parole vere.
Giandomenico Mesto rispecchia forse più di tutti i calciatori in rosa il prototipo di terzino che predilige Rafa Benitez, terzino sempre attento, disciplinato tatticamente, equilibrato, ma che non disdegna sortite offensive.
Il 16 marzo 2014 diventa un giorno bello per tutti. Sono trascorsi quattro mesi dal giorno dell’infortunio e Mesto torna tra i convocati di Mister Benitez in vista della trasferta di Torino contro i granata.
Un plauso al calciatore e soprattutto allo staff medico del Napoli che ha rispettato in pieno i tempi del recupero.
Tutto possiamo dire oggi tranne che sia stato un giorno mesto.