Sarri sotto attacco per non aver effettuato quel turn-over che in passato, ha portato alla crocifissione prima di Mazzarri poi di Benitez.
Dopo tanto dibattere sul turn-over cinque domande nascono spontanee:
- senza considerare Maksimovic, Sarri rispetto alla partita con il Benfica ne ha cambiati due nell’undici iniziale (Insigne per Mertens e Zielinski per Allan). Ci sono un numero minimo e uno massimo di calciatori da cambiare per parlare di turn-over?
- quanti e quali parametri dovrebbero determinare le scelte dei calciatori da far riposare?
- chi meglio del tecnico e dello staff medico è in grado di valutare le condizioni psico-fisiche dei calciatori?
- le alternative a chi è sceso in campo contro l’Atalanta sarebbero state in grado di scardinare il catenaccio dei bergamaschi e di inibire la loro asfissiante marcatura a uomo?
- se Sarri avesse cambiato 4-5 calciatori e avesse perso, i sostenitori del miracoloso turn-over avrebbero difeso il tecnico per le scelte fatte? A questa domanda mi “Marzullo” e mi do anche la risposta: non credo, Mazzarri e Benitez docet.
Considerare la rotazione dei calciatori il toccasana di tutti i problemi di una squadra, forse non è la strada giusta da seguire. L’esempio che dimostra l’esatto contrario è l’Inter che, pur avendo utilizzato ben 23 calciatori in campionato, è sotto al Napoli di tre punti e non fa la Champions League.
Il Napoli è in testa alla classifica delle squadre normali e non è poco. La Juventus è ancora di un altro pianeta anche per la fortuna di non affrontare mai l’Atalanta o il Genoa di turno.
Sarri ha fatto bene a sottolinearlo. Lui da buon padre di famiglia ha voluto proteggere i suoi calciatori dalle pressioni e dalle pretese di un ambiente umorale, cresciute a dismisura dopo la vittoria sul Benfica. Non è un atto di resa, perchè ciò che conta è cosa dice Sarri ai ragazzi all’interno dello spogliatoio e questo nessuno lo saprà mai.
Sarri la spugna non l’ha gettata, al contrario. Lui forse ci crede molto più di tanti altri.