Alfredo Trentalange, candidato presidente AIA, ha parlato ai microfoni di Radio Punto Nuovo dei punti del suo programma.
“A cosa ho rinunciato per candidarmi? Beh il mio sarebbe stato un incarico di formazione anche all’interno del settore tecnico. Possiamo dire che l’alternativa sarebbe stata questa, ma per quanto mi riguardo non è un problema solo di scelte o alternative. Ho rinunciato ad un incarico remunerativo? Dettagli, conta di più pensare al futuro. Ogni tanto fare scelte di cuore non guasta.
Perché mi candido? Per riuscire a vivere nell’AIA dei momenti di maggiore condivisione, trasparenza, progettualità e condivisione. Abbiamo un forte senso di responsabilità. Non sono il nuovo, ma l’esperienza che porta al nuovo. Vorrei rinnovare questa esperienza con tutti gli associati, dai presidenti di sezioni a quelli che vivono il territorio. Genitori di giocatori in campo indisciplinati? Quelli che dovrebbero educare sono sugli spalti, mentre quelli che educano sono in campo e rispettano le regole. È un paradosso incredibile.
La mia squadra di governo? Fatta da persone che hanno una grossa esperienza. Ci sono giocatori che hanno fatto la serie A, almeno tre persone e presidenti di sezione, tra cui anche quello di Napoli, perché ha una grandissima aderenza al territorio. Napoli candida Trentalange? Credo sia una grande opportunità avere il cielo e la terra che si sposano (ride ndr).
Precedenti col Napoli? Ne ho molti. Io ho fatto la mia prima partita in A nell’89 in un Napoli Pisa dove c’era Maradona. Provi ad immaginare 70.000 spettatori per uno che passa dalla serie A. Sudditanza psicologica con Maradona in campo? Racconto un aneddoto: immaginate l’emozione avevo meno di 30, quella partita finì pari, dopo i primi falli ci furono delle proteste di giocatori che conosco ancora ora. C’era pressione, arrivò Maradona e disse: “lasciatelo stare che questo è bravo ed è mio amico”. Io non lo avevo mai visto. Pensate alla persona che era! Durò un quarto d’ora, poi uscì e ripresero le proteste. Feci l’ultima partita, mi pare contro la Sampdoria e gli feci ripetere il rigore a Maradona.
Con me non c’è il nuovo che avanza? Io non sono il nuovo. Sono l’esperienza che porta al nuovo nel senso che il presidente è lì e chiede il quarto mandato. Io voglio essere uno strumento che possa dare più condivisione e dare spazio ai giovani. Possibilità di intervista agli arbitri? Quando le parlavo di condivisione parlavo anche di trasparenza. Credo che tutti debbano conoscere relazioni, osservazioni di classifica. Devono essere pubblici bilanci ed emolumenti. Per quanto riguarda la possibilità degli arbitri a parlare, oggi servono tante autorizzazioni, ma credo che se le persone conoscessero gli arbitri e come si preparano, il pregiudizio finirebbe. Fa paura quello che non si conosce. Credo in una trasparenza. Va costruita culturalmente, bisogna aprire canali di comunicazione con giornalisti, scuole, federazioni. Si può fare se si ha rispetto.
Var Room? Si può fare. Ho visto in Russia come funziona, è una grande risorsa anche in termini di comunicazione. Alcune cose vanno condivise. Si può provare. Rocchi? Un piccolo autogol. La UEFA avrebbe anche dato spazio a Rocchi con una deroga. Non è stata una scelta illuminata. Abbiamo Orsato che è bravissimo. Noi dobbiamo dare continuità ed investire sui giovani. Per ritrovare la vocazione dei giovani? Stiamo pensando ad un doppio tesseramento. Noi andiamo nelle scuole e proviamo a prenderli anche con mezzi culturali, ma per questa crisi di reclutamento pensiamo per questa ragione alla soluzione del doppio tesseramento. Un ragazzino che gioca a 14-15 anni etc può averlo, ovviamente non arbitrando la sua squadra. Se noi entriamo nelle scuole calcio, le posso assicurare che possono appassionarsi al gioco del calcio. Idea applicabile a breve? Sì con accordi con la Lega, Settore Giovanile e Federazione. Serve aprire canali di comunicazione”.