In un’intervista a “Il Venerdì di Repubblica” parla Francesco Totti. Questi alcuni passaggi:
“L’addio al calcio? non è stato un mio pensiero, ma una cosa voluta dalla società. È l’unica ombra che si è creata tra me e la Roma. Perché un conto è decidere con la propria testa e un altro farsi mettere i paletti da altri. Non pretendevo di giocare 60-70 partite l’anno, volevo solo restare a disposizione.
Comunque meglio smettere che restare senza mai alzarsi dalla panchina. Spalletti è quello che ha spinto di più. Con la società erano una cosa sola. Giocare in Asia o America? Avrei rovinato 25 anni di carriera. Ho sempre detto che avrei indossato un’unica maglia. Sono di parola.
Il mio fallo su Balotelli? Erano anni che mi provocava, insultava me e i romani. Un continuo. Alla fine la cosa è esplosa. Fu un fallo orrendo, proprio per fargli male, ma i giocatori dell’Inter non mi assalirono. Mentre uscivo per l’espulsione, Maicon mi diede il cinque. La sensazione è che anche tra i suoi compagni Balotelli creasse qualche irritazione.
Il mio nuovo ruolo da dirigente? I calciatori sono bestie, sono bastardi, ma mi portano rispetto. Io ero come loro, li conosco bene, conosco il loro linguaggio segreto fatto d’occhiate, mezze parole. Cerco di rendermi utile”.