Sirene di origine variegata, soprattutto spagnole, inglesi, consulti familiari ed una parolina simpatica diventata ormai un tormentone: Business Plan, che per i non udenti della lingua inglese ha tanto il sapore di essere il nome di un parco giochi.
Il nostro non è un riferimento casuale, perché in effetti, la faccenda che riguarda il futuro (sempre più prossimo) che vorrebbe (o meno) Rafa Benitez protrarre la sua permanenza a Napoli, sta assumendo sempre più i panni di una grande giostra, ma sempre meno divertente.
Il dato certo
Le pressanti domande della stampa napoletana, hanno messo in difficoltà anche un maestro di comunicazione come Rafa Benitez. Dapprima una data, quella del suo compleanno, giunta troppo presto per poter rappresentare una via di fuga per le sue verità nascoste.
Poi una serie di motivazioni, non sempre congrue, non sempre convergenti: il parere della sua famiglia, la distanza dalla stessa, ed infine l’attesa di conoscere il Business Plan, in soldoni la pianificazione economica e strutturale della SSC Napoli.
La famiglia
Quanto può incidere la famiglia nel percorso lavorativo di un professionista? Potrebbe. Non è nel diritto di nessuno scandagliare la vita privata di Rafa Benitez e capire se queste motivazioni possano o meno incidere sulle scelte lavorative, ma una conclusione generica potremmo trarla: nel momento in cui si sceglie di “avvicinarsi a casa”, vorrebbe dire rinunciare alla ascesa della propria carriera professionale. Poco verosimile.
Business Plan
Dietro questa dicitura, un mondo. Un mondo fatto di incomprensioni le cui radici giungono sino alla scorsa estate, allorquando la campagna acquisti consegnò al tecnico spagnolo soltanto qualcuno dei nominativi segnati sulla lista lasciata tra le mani di Riccardo Bigon; Un mondo fatto di una burocrazia, quella italiana, che frena, limita, impedisce, alle società di calcio di impossessarsi degli stadi e renderli “europei”, sarebbe a dire confortevoli, all’avanguardia, multifunzionali, vivibili sempre, liberi congetture e mentalità tipicamente italiane, e soprattutto capaci di trasformarsi in indotto economico. Un mondo fatto di una percezione, quella non sia del tutto vero che il Napoli sia destinato a crescere in termini qualitativi. Insomma, Rafa Benitez da tempo ha dubbi sulla reale possibilità il Napoli possa essere in grado di migliorare se stesso a 360°.
Il calcio italiano
Ed infine, elemento di non poco conto, due posizioni, quella occupata da Rafa Benitez e quella presieduta dal calcio italiano. Il tecnico spagnolo, nonostante la sua estrema umiltà, guarda il panorama calcistico italiano dall’alto della sua visione internazionale, e ne resta inevitabilmente avvilito e sconfortato. Un calcio poco stimolante, una mentalità poco aperta, per nulla internazionale, un calcio vittima di se stesso, delle sue incongruenze, delle sue bigotte disquisizioni. Vi dice qualcosa la frase “Calcio italiano di m….”?
Insomma, tutto lascia pensare il tecnico spagnolo sia già lontano da Napoli. Nella migliore delle ipotesi, Rafa Benitez è un allenatore pervaso da dubbi.
A prescindere dal perché lo sarebbe, è il caso di porci un’altra domanda: il ruolo del Napoli, società in crescita, vogliosa di migliorarsi e continuare la sua favola (perché essere da anni tra le prime forze del campionato, e partecipare per cinque anni consecutivi alle competizioni europee, per una società che, salvo la parentesi maradoniana, ha navigato sempre a metà classifica, ha il sapore di una favola), ben si sposa con la figura di un allenatore martoriato dai dubbi?
Giù la maschera
La verità, è che Rafa Benitez sta aspettando il Napoli completi la sua stagione. Soltanto ad obiettivi raggiunti, o malauguratamente sfumati, il mister spagnolo dirà le sue verità.
Nell’attesa, c’è una partecipazione ad i preliminari di Champions ad attendere il Napoli.