A Udine un convegno sugli aspetti psicologici e traumatici del dopo-carriera dei giocatori di calcio.
Si è svolto oggi alla “Dacia Arena” di Udine il convegno “Tempi supplementari – Aspetti psicologici e traumatici del dopo-carriera dei calciatori” organizzato dall’Associazione Italiana Calciatori in collaborazione con Polisportiva Udinese, S4S ed UnLab e con il patrocinio del Comune di Udine.
Nel corso del dibattito, moderato da Francesco Pezzella di Udinese TV, è stato affrontato il tema del dopo carriera dei calciatori, argomento più volte al centro delle cronache sportive e non solo, oggetto di studio e di approfondimenti.
Dopo i saluti del Presidente della Polisportiva Udinese, Alberto Rigotto, che ha aperto i lavori, sono intervenuti Umberto Musumeci, Presidente di Sport4Society (che è intervenuto su “Sport e responsabilità sociale”), Massimo Paganin del Dipartimento Senior AIC (che ha illustrato i dati della ricerca “Fine primo tempo” sul dopo carriera dei calciatori) e Fabio Poli Direttore organizzativo AIC (che ha presentato, insieme al Presidente di UnLab Cristiano Longoni, i risultati di una ricerca inedita, condotta da AIC, sui risvolti di natura psicologica relativi al passaggio dalla carriera agonistica al “dopo-carriera” di un calciatore professionista).
Seconda parte del convegno, aperta dal saluto del sindaco di Udine Furio Honsell, con le testimonianze di alcuni ex calciatori professionisti come Manuel Gerolin, Direttore Sportivo dell’Udinese (che ha spiegato le difficoltà della gestione dei tesserati di un club professionistici dal settore giovanile alla prima squadra), Valerio Bertotto e Diego Bortoluzzi (che hanno raccontato il passaggio tra la carriera di calciatore a quella di mister), Mauro Milanese (oggi direttore sportivo della Triestina, che ha posto l’accento sull’importanza della sua esperienza all’estero), Denis Godeas (42enne che ha scelto di continuare a giocare tra i dilettanti) e anche di Piera Maglio, ex calciatrice, e Renè Cattarinussi, medaglia d’oro mondiale di biatlon, atleti dilettanti per i quali il dopo carriera è stato vissuto in maniera diversa e meno traumatica avendo già un lavoro in essere durante la carriera.
Chiusura del Presidente AIC Damiano Tommasi per il quale “il problema del calciatore moderno, come mi ha fatto notare un giocatore della Nazionale, sarà il post carriera. Abbiamo formalizzato come AIC l’istituzione del Dipartimento Senior per far capire che l’AIC ci deve essere durante la carriera, ma anche dopo. Oggi si investe molto nell’età adolescenziale e non sempre i risultati arrivano, e noi vogliamo trasformare il problema in un tema, vogliamo cercare di raccontare il post carriera perché diventi argomento di discussione e di conseguenza di soluzione. Un calciatore oggi viene giudicato come persona basandosi sui risultati sportivi, senza capire cosa vuol dire fare sport, senza conoscere i sacrifici che fa magari abbandonando la famiglia in tenera età per inseguire un sogno. Essere considerato mentre giochi, e magari sei all’apice, per quello che non si è, diventa un aspetto importante da analizzare, sapere chi siamo diventa determinante per ogni atleta per la vita che lo aspetta alla fine della carriera”.
Diversi i punti di vista che hanno offerto un’analisi completa su quello che rappresenta un momento tra i più delicati ed importanti della vita di uno sportivo.
Fonte: assocalciatori.it