Il presidente della Liga spagnolo Javier Tebas ha parlato del capitolo Messi-Barcellona in un’intervista che è possibile leggere in versione integrale sul Corriere della Sera oggi in edicola e della quale vi propiniamo un breve estratto.
“La mia non è stata una guerra contro Messi. Avrei fatto lo stesso se si fosse trattato di un qualunque altro giocatore del nostro campionato.
Come Lega abbiamo il dovere di difendere la legalità, la giustizia: i contratti vanno rispettati. Sempre.
Personalmente ritengo non ci sia stata nessuna battaglia con Messi e il suo entourage, ho una stima speciale per Leo, lo adoro, è la storia del nostro calcio negli ultimi 20 anni: come avrei potuto fargli la guerra? Ribadisco: il mio intervento era finalizzato solo al rispetto dei contratti.
Clausola da 700 milioni di euro? Per quanto i suoi avvocati dicessero il contrario, il contratto era chiaro: veniva decontestualizzata una parte, questo li ha indotti all’errore.
Alla fine sono contento della decisione di Messi, continuerà a giocare nella squadra della sua vita. Spero che i rapporti tornino normali.
E’ evidente che chiunque preferisca avere Messi nel proprio campionato ma dalla stagione 2014/2015 è stato stabilito che il marchio del campionato stesse al di sopra dei giocatori e anche dei club. Solo questo è il modo per garantire redditività al settore, infatti ogni giorno che passa la posizione del marchio Liga si consolida.
Gli agenti forse hanno troppo potere. Se ne parla da molti anni. La loro attività va regolamentata. In questo senso la Fifa sta facendo sforzi che vanno nel senso giusto.
Cosa penso della Serie A italiana? Lo dico da anni, ha margini di crescita enorme. Ma per crescere nel ventunesimo secolo non basta aprire gli stadi, giocare una partita e mandare il segnale su un satellite. Per non restare indietro, serve una visione più collettiva, di sistema. Questo manca alla serie A.
Il progetto di Dal Pino di aprire ai fondi è molto interessante, sto seguendo da vicino la vicenda. Penso sia una buona idea di partnership non solo per una questione finanziaria, ma anche perché permetterebbe alla serie A di affrontare e vincere le sfide del futuro nel più breve tempo possibile”.