L’arbitro di Terni non è nuovo a direzioni di gara discutibili, tanto per le decisioni prese quanto per l’atteggiamento in campo. Soprattutto quando arbitra partite del Napoli.
Mission possible: mettere la gara sul piano del nervosismo. La sensazione è che Tagliavento abbia provato a diventare il vero protagonista di Fiorentina-Napoli. In campo c’erano la squadra (il Napoli) che iniziava a raccogliere troppi consensi per il bel calcio giocato. Di fronte la squadra (la Fiorentina) che tra due domeniche affronterà la Juventus e, magari, qualche rosso diretto avrebbe messo la gara dei bianconeri in discesa ancora prima di iniziare.
Tagliavento non a caso ha fatto parte della sestina arbitrale che nella finale di Pechino, ha accompagnato per mano la Juventus alla riconquista della Supercoppa Italiana dopo sette anni di astinenza.
A Firenze Tagliavento ha rispettato il copione di un film già visto. L’arbitro umbro è sceso in campo con il cartellino giallo in mano e il numero 33 del diffidato Albiol già scritto nella lista degli ammoniti. Per raggiungere poi l’obiettivo prefissato, ha iniziato a distribuire una serie di cartellini gialli un pò a caso: 2 nei primi tre minuti, 4 al termine del primo tempo, 8 alla fine di una partita con pochi interventi degni di essere sanzionati con così tanta determinazione.
Ma Tagliavento è riuscito a superarsi. Non ha visto un rigore su Mertens con il Napoli già in vantaggio per 1-0.
Non ha ammonito Kalinic per simulazione. Sarebbe stato il secondo giallo con conseguente espulsione del croato che avrebbe cambiato la gestione della gara in favore del Napoli. Ma non finisce qui. Reina per aver protestato alla Bonucci, alla Chiellini, alla Barzagli, alla Pjanic, alla Lichtsteiner, alla Nainggolan, alla Totti, ha rimediato un giallo che agli altri viene puntualmente risparmiato.
Trincerandosi dietro la regola del vantaggio non ha ammonito per la seconda volta Tomovic per un fallo tattico su Hamsik e, di conseguenza, la Fiorentina sarebbe rimasta in nove.
Tagliavento ha trovato in Orsato, addizionale di porta, un degno compare. L’arbitro di Schio, in occasione della mancata espulsione di Kalinic, non solo ha giustificato la “scivolata” dell’attaccante della Fiorentina ma ha assunto con Reina un atteggiamento minaccioso difficile da vedere verso giocatori di altre squadre mediaticamente più “blasonate”.
Non si vuole giustificare la mancata vittoria del Napoli con l’arbitraggio di Tagliavento, così come non si vuole cadere nel vittimismo. Ma è giusto pretendere rispetto per il Napoli, una squadra ammirata da tutto il calcio europeo e diventata il fiore all’occhiello e il migliore spot all’estero per il calcio italiano.
Ma forse è proprio questo che in Italia è difficile da mandare giù, soprattutto per chi si auspica un ritorno alle sfide scudetto sull’asse Torino-Milano, accontentandosi magari di rivedere anche un duello Juventus-Roma.