Nella sfida di domenica tra Verona e Napoli, entrambe le porte saranno difese da due Rafael. Il portiere dell’ Hellas è laureato in Economia a San Paolo, con specializzazione in gestione dello sport; è a Verona da 7 anni e sta per diventare il quinto giocatore (primo straniero) con più presenze in gialloblù – 261, con quella di domani- ed è cresciuto col mito di Taffarel.
«Ho già la maglia del mio avversario napoletano, quella del Santos dove abbiamo giocato entrambi. Rafael non lo conosco, ma so che è bravo e abbiamo avuto lo stesso preparatore: Omar Curi».
Chi sono i brasiliani più forti e l’attaccante più forte in A?
«Kakà, Robinho e Jorginho. Aspetto Higuain, ma dico Tevez. È veloce di cervello, sa sempre prima quello che deve fare».
Di Toni cosa ha capito invece?
«Che è un grande uomo. Nelle difficoltà mette la parola giusta, anche in spogliatoio».
Perché il Verona va così forte?
«Perché sa di dover centrare la salvezza, ma gioca ogni partita come fosse una finale».
Cosa significa essere il quinto calciatore con più presenze?
«Quando sono arrivato l’obiettivo era la B, poi è diventato andare in A, ora non voglio più andar via. E così vado avanti concentrandomi sul lavoro».
Cosa le chiede Mandorlini?
«Vuole una persona che giochi con serenità, che parli molto, che sia ascoltato dal gruppo. E mi ha fatto capire che sono importante».
La parata e la papera che non dimentica?
«Una bella parata su Paulinho, invece non mi va giù il pallonetto di Pjanic: ho letto male la situazione»
Lei ha una laurea, se il Verona cresce e le chiede di entrare in società?
«Non ci penso, ma dovrò farlo. Sono 7 anni che vedo i miei due volte all’anno e devo confessare che è dura. Mi hanno insegnato che prima bisogna studiare: io l’ho fatto nell’università del presidente del Santos. Penso di averli resi felici».
Fonte: La Gazzetta dello Sport