Dopo aver ricevuto il Premio Bulgarelli, Luciano Spalletti è intervenuto direttamente dal palco dell’evento.
“Per quelli della mia generazione il Premio Bulgarelli è come l’Oscar per il cinema. Giacomo Bulgarelli è stato parte importante della storia del Bologna grazie alla sua perseveranza. Ricevere questo premio nell’anno in cui il Napoli è diventato campione d’Italia, al grido di ‘Tutto per lei’, per me assume un’importanza particolare e anche per questo voglio ringraziare quelli che mi hanno permesso di riceverlo, ossia i miei calciatori e il Napoli Calcio. I miei calciatori per tutto l’anno si sono impegnati, hanno fatto tutto benissimo, dando gran disponibilità in allenamento e in partita. Hanno dimostrato quell’attaccamento alla maglia, una cosa in cui Giacomo Bulgarelli era maestro assoluto”.
Quando ti sei accorto di avere in mano una squadra che potesse vincere? In preparazione o strada facendo? “Quando si va a mettere mano alla squadra pesantemente, com’è successo, bisogna sostituire i calciatori forti con altrettanti calciatori forti. Erano sconosciuti? Sì, ma ci sono i video, ci sono le notizie, ci sono i compagni di squadra e ci si informa. La parte maggiore la fa il direttore Giuntoli che ha gran qualità nel farlo. Poi si va a collocare questi calciatori nei ruoli che ci mancano. Un’altra caratteristica che deve avere un allenatore è quello di credere sempre di avere a che fare con una squadra forte. Abbiamo lavorato con la massima disciplina, la massima disponibilità di tempo. Perché poi è il tempo che dedichi a una cosa a fare la differenza. E io ho dedicato tutto il tempo al Napoli. Poi pian piano si va a creare un sistema di gioco, a credere in qualcosa di condiviso. Non è mai una partita sola, ci sono gli episodi, i momenti in cui hai più condizione sia fisica che mentale. E’ un lavorare in maniera seria che porta al risultato finale”.
Le cinque italiane in semifinale ed il Mondiale non giocato dall’Italia, c’è una correlazione? “Della mia squadra mi sono riposato io, in molti erano in Nazionale. Quando si parla di squadre di quel condominio altissimo, è normale che abbiano il 75% di giocatori in Nazionale. E’ sempre un dovere considerare tutto, nel calcio è importante dare disponibilità, allenarsi, voler essere alleanti”.
Cosa lascia la festa Scudetto del Napoli? “Napoli ha insegnato come festeggiare uno Scudetto, ha insegnato come far partecipare tutti alla gioia di un’altra squadra. Napoli ci ha insegnato che la gioia, l’allegria e la felicità non hanno confine”.