Ecco l’analisi della nostra redazione dei peggiori e dei migliori momenti andati in scena nella partita disputata tra Udinese e Napoli
PROVOCAZIONI: Dal puntare allo scudetto al puntare alla salvezza ci passa tutta la follia di questa stagione. Se il Genoa dovesse vincere con il Lecce domani, il Napoli sarebbe a 8 punti dalla zona retrocessione. Solo una provocazione, per ora, ma anche l’emblema di una stagione tragica che era iniziata con un mercato da 10 e l’assurdità di proclamazioni inverosimili.
AUTOMATISMI: Però non veniteci a dire che la squadra di Ancelotti non ha i suoi schemi e i suoi automatismi, perché il modo in cui gli azzurri prendono gol sembra studiato a tavolino. Il gol di Lasagna mette insieme gli squarci a centrocampo e lo sbilanciamento totale sui calci d’angolo. Se non è tattica questa.
ABBANDONATO: La vittoria ha abbandonato il Napoli da ottobre, il gioco da prima. Nel primo tempo non arriva neanche un tiro in porta, e l’unica cosa che assomiglia ad un’azione sono i lanci lunghi per le punte. Ancelotti però non pensa a dimettersi, e De Laurentiis ad esonerarlo. Si aspetta l’ultima partita di Champions per comprendere cosa porterà l’anno nuovo.
IN CORSA: Nella ripresa il Napoli cambia faccia, nonostante gli enormi problemi siano sempre presenti. L’ingresso di Llorente sarebbe agli atti un punto a favore di Ancelotti, ma i 45 minuti buttati a crossare in area per Insigne sul secondo palo lasciano più di una perplessità.
PERSISTENZA: All’ennesimo tiro in stagione, arriva finalmente il primo gol di Zielinski. Una rete nata da un rimpallo, che l’ex della situazione raccoglie e spedisce sul secondo palo. Il pareggio vale un punticino che serve a poco, mentre il polacco può festeggiare la fine di una maledizione.
FERMO IMMAGINE: L’esonero di Ancelotti, i problemi nello spogliatoio, la vendita della società e la fine di un ciclo. Tutto fermo fino alla gara col Genk, più importante di qualsiasi polemica (per quanto giustificata). Una serata in cui c’è bisogno il sostegno di tutti, con gli scheletri tenuti a pressione nell’armadio in virtù di un risultato troppo importante.