Ecco l’analisi della nostra redazione dei peggiori e dei migliori momenti andati in scena nella partita disputata tra Lazio e Napoli
NATALE INFINITO: Natale è ormai passato da tempo, ma i regali continuano a fioccare. L’orrore di Ospina spengne una marcia che nel secondo tempo era diventata quasi un dominio. Gattuso ce lo immaginiamo con la bava alla bocca, negli spogliatoi, a spiegare ai suoi che la mancanza di concentrazione nel calcio è peggio di un autogol.
FLEMMA: Un piccolo miglioramento in Fabian Ruiz si è visto nella ritrovata posizione di mediano di impostazione. Nonostante questo, la lentezza esasperante e la poca attenzione nel tenere il pallone fanno ancora pendere la valutazione dello spagnolo verso l’ennesima insufficienza.
STRAZIO: Lo strazio di altri tre punti regalati non farà dormire nessuno, soprattutto i tifosi partenopei. Il palo colpito da Zielinski e l’ennesimo gesto masochista sono altri due cazzotti nello stomaco di un pugile che continua a tentare di rialzarsi, scivolando poi sul ring e battendo nuovamente la testa. Una scena tragicomica che è diventata ormai una costante.
NANI E NANEROTTOLI: L’assenza di Koulibaly pesa sempre di più. Soprattutto nel momento in cui Inzaghi punta tutto non solo sulle ripartenze, ma anche su due punte abili di testa con Milinkovic aggiunto. Ma sulle palle alte la difesa regge, compensando la bassa statura con una buona guardia, precisa e meticolosa, almeno fino al suicidio di Ospina.
CAPITANO: Dopo la buona prestazione con l’Inter, arriva un altro segnale incoraggiante da Insigne, che si carica la squadra sulle spalle e lavora bene anche in fase difensiva. Gattuso lo sprona, responsabilizzando il giocatore più tecnico in rosa e puntando su di lui per accentuare una ripresa chiaramente visibile, ma ancora in corso d’opera.
LAMPI: Tutto il Napoli, al netto di due sconfitte praticamente autoinflitte, mostra come il futuro possa essere più roseo dell’oscuro presente. Nella ripresa, ancor più che nelle due sfide precedenti, gli 11 in campo assomigliavano vagamente alla squadra ammirata negli anni precedenti. Il miglioramento è evidente quanto gli errori individuali commessi, ancora una volta letali.