Nella giornata odierna, il giocatore del Napoli Giovanni Simeone ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Marca.
Gara contro il Real Madrid? “Tenteremo di essere una squadra con molta voglia ed energia. Abbiamo appena battuto l’Atalanta facendo vedere qualcosa del Napoli della passata stagione. Stiamo cercando di recuperare punti per tornare a lottare per le posizioni di vertice. Non vediamo l’ora di fare una grande prestazione contro il Real Madrid”.
Sull’avvio di stagione complicato: “Abbiamo fatto qualcosa di storico. Prima ci affrontavano come una squadra che aspirava ad essere prima, ora invece ci affrontano da campioni e intendono batterci a tutti i costi. Siamo però sulla buona strada per ritornare quelli della scorsa stagione”.
Sulla passione dei napoletani: “Per capirlo bisogna essere appassionati come loro. È l’unico modo per capire il sentimento che hanno per tutto: la maglia, il calcio, Maradona… Bisogna essere altrettanto pazzi per il calcio per poter capire e giocare in una squadra così. Per la passione e la sensazione di vivere ogni partita come se fosse l’ultima”.
Sui problemi riscontrati nella piazza napoletana: “Non è facile da gestire a volte tutta questa passione. Molte volte si cerca di evitare i posti dove ci sono molte persone, perché non c’è una persona che non ti conosca e che parli di cosa sia questa città. Cerco di essere il più normale possibile, cerco di andare al cinema… Ma molte volte mi metto un berretto o degli occhiali per cercare di non farmi vedere. Mi piace essere una persona normale, e a volte è difficile…”.
Sul murale di Maradona: “Puoi andarci solo di notte, di lunedì, nel tardo pomeriggio. È l’unico momento in cui posso godermelo. L’unico pazzo che poteva andare lì quando il Napoli vinse contro l’Udinese era mio papà. Si è nascosto ed è andato”.
Sulla visita del Cholo al murale di Maradona: “È stato molto divertente. Gli ho mandato un messaggio su dove mi trovavo e lui mi ha detto: ‘Al murale di Diego.’ Ho pensato: ‘Quest’uomo è pazzo.’ Era con una maschera, occhiali… Anche mio padre è così pazzo. Aveva un giorno libero e ne ha approfittato per venire a vedere quella partita”.
Sulla mancata titolarità con il Napoli: “Continuo con l’equilibrio e l’adattamento necessari per aspettare e voler giocare di più. C’è pazienza in modo da poter mantenere la testa equilibrata. Vedo cose che possono essere migliorate e questo mi motiva, con una squadra forte e colleghi da cui imparo. Siamo a soli otto punti dal leader”.
Sul ruolo ricoperto nella passata stagione: “Non è facile vivere queste esperienze ogni fine settimana. Per fortuna furono momenti unici e irripetibili perché quell’anno fu unico. Ovviamente abbiamo Osimhen e Raspadori, due attaccanti molto bravi, con caratteristiche diverse dalle mie. Ma sono pronto a dare una buona possibilità all’allenatore. Ovviamente voglio sempre giocare di più e segnare più gol perché sono ambizioso”.
Sulla storia in Champions: “Tutto è iniziato quando avevo 13 anni. Ho iniziato ad appassionarmi al calcio europeo. Mi è piaciuto guardare le squadre che hanno vinto la Champions League: Inter de Militor, Chelsea… ho passato più tempo a guardare quelle partite che quelle dell’Argentina. E questo mi ha portato a fare una cosa pazzesca. Un giorno ho visto la partita di Etoo al Barça e ho visto che si toccava l’avambraccio. Ero già così ansioso di voler essere uno come loro che quel momento è rimasto con me e sono tornato a casa e ho detto ai miei genitori che volevo farmi un tatuaggio della Champions League. Mio padre mi disse, ovviamente no, che ero pazzo, che per giocare a calcio non serviva un tatuaggio. Mia madre me lo ha chiesto e io le ho detto che era il mio sogno giocare quella Coppa e segnare un gol. E il giorno in cui avrei segnato quel gol gli avrei dato un bacio. Beh… sono andato a farmi quel tatuaggio e lo stesso tatuatore mi ha anche detto che ero pazzo. Sono molto grato a mia madre che ha creduto in me fin da quando ero bambino. Quel tatuaggio mi ha fatto migliorare nella mia carriera e superare molte sfide. E segnare un gol alla prima palla che ho toccato in Champions League contro il Liverpool è stato incredibile”.
Sulla mancata approvazione del Cholo sul suo tatuaggio: “A mio padre semplicemente non piacevano i tatuaggi, più di ogni altra cosa. Ha un modo di essere molto, molto corretto. Sai com’è… e non gli piace mostrare niente agli altri. Sempre umiltà. Ma non volevo averlo per mostrarlo agli altri. Volevo farmelo tatuare per far capire che un giorno avrei voluto segnare in Champions, anche se in quel momento mio papà non lo capiva, ma in quel momento gli ho fatto vedere che lo avevo fatto per qualcos’altro”.
Sulla possibilità di segnare al Bernabue: “Vorrei tanto, soprattutto perché è una partita importante. Non lo vedo come se fosse un grande sogno. Un grande sogno sarà segnare un gol in finale di Champions League, e vincerla. Segnare al Bernabéu sarebbe un obiettivo per la mia carriera, per la mia vita e per poter dimostrare a me stesso e alla squadra che siamo forti e una delle migliori squadre d’Europa”.