Oltre due ore di interrogatorio nella stanza del gip Guido Salvini al settimo piano del tribunale di Milano.
“Il Rosso” Piovella, indicato da uno degli ultrà interisti finiti subito in cella (Da Ros, che presto sarà sentito dai pm) come la mente dell’agguato ai tifosi napoletani e scortato in tribunale da quattro agenti della polizia penitenziaria, che poi l’hanno riportato a San Vittore, non ha risposto alle domande relative all’agguato, ma ha parlato col Gip solo dell’investimento di Dede e dei suoi rapporti con la vittima. Tra i due c’era un legame fortissimo. Il capo ultrà dell’Inter, che aveva passato il Natale giocando con i figli di Dede, ha raccontato, in lacrime, di aver visto l’amico steso in strada praticamente alla fine degli incidenti. In quel momento l’ultrà del Varese è stato travolto da un’auto, forse la seconda dopo quella che l’aveva buttato giù durante l’assalto ai napoletani. Poi, è stato proprio il Rosso a metterlo sulla macchina che l’ha portato all’ospedale San Carlo. Daniele era cosciente e ha detto “mi fanno male le gambe”, i due si sono salutati, poi la vettura è andata via. Arrivato nella stanza di Salvini alle 15.30, Piovella è uscito poco prima delle 18. L’interrogatorio è stato interrotto due volte, col Rosso portato nel corridoio del settimo piano del tribunale in manette: con lui l’avvocato Mirko Perlino, il difensore che lo segue da quando ha scelto di andare in Questura per rispondere alle accuse dell’altro tifoso dell’Inter. All’interrogatorio ha assistito anche la pm Rosaria Stagnaro.
Fonte Gazzetta dello Sport.