L’ex calciatore del Napoli, Beppe Savoldi, ha parlato dell’Emergenza Coronavirus hai microfoni del Corriere dello Sport.
“L’immagine dei camion dell’esercito mi ha colpito. Mi ha impressionato davvero. Mi hanno chiamato tanti amici, anche quelli che non sentivo da tempo. E’ che ti viene spontaneo, vedi certe cose e tiri su il telefono e chiami, chiedi come va, come stai, stai bene, resisti. Poi sono andato alla scrivania e ho scritto. Mi è venuto spontaneo. Ho scritto che i nostri morti non hanno nemmeno il modo di riposare, non c’è più terra, non c’è più posto. E’ una grande tristezza.
Ho un po’ di timore sì. Anche perché non siamo più giovani, siamo considerati quelli più vulnerabili. I soggetti a rischio. Stiamo in casa. Stiamo attenti. Sopra di me abita mia figlia con mio nipote ma non ci vediamo perché lei ha qualche contatto con l’esterno, meglio tenere la sicurezza.
Dopo il Coronavirus tornerà tutto normale. E poi come sempre, come è sempre successo, dopo una disgrazia torna il sole. Questa almeno è la speranza, è quello che dobbiamo pensare, volere.
Ho sentito i racconti di Guerra dai miei suoceri. E’ difficile fare un paragone con questa situazione, è impossibile. Quel periodo non l’ho vissuto e chi non l’ha vissuto non lo conosce. Loro però scappavano da qualcosa, dagli aerei. Noi no, non scappiamo. Ma ci teniamo a distanza, lontano da qualsiasi contatto.
Napoli? Nei primi giorni mi chiamavano per chiedermi della situazione, lì ancora non era arrivato tutto il casino. Volevano sapere un po’.
Serie A? Con un po’ di ritardo hanno capito che dovevano prendere delle decisioni forti, drastiche. Dare delle date adesso a cosa serve? Decideranno poi, quando sarà il momento. Ma certo capisco anche l’altra faccia della medaglia. C’è bisogno di un po’ di normalità, le persone hanno anche bisogno di sentirsi dire riprendiamo a maggio, ricominciamo, ce la facciamo. Per portare via un po’ di tristezza. E’ comprensibile. Ma bisogna aspettare che finisca.
Stipendi? Il sindacato difende i lavoratori, è normale. Ma vista la drammatica situazione spero che una parte e l’altra si mettano d’accordo senza storie. Non mi pare il caso nemmeno di discutere. I giocatori potrebbero rinunciare e le società potrebbero donarli in beneficenza.”