Maurizio Sarri, ex allenatore del Napoli, ha rilasciato una intervista esclusiva al sito ufficiale del Chelsea:
“Adoro ogni tipo di sport. Mio padre era un ciclista professionista, quindi per me, quando ero giovane, era normale appassionarsi allo sport. Comunque vivevo in un piccolo paese dove tutti i miei amici giocavano a calcio, quindi sono andato in quella direzione. Ho sviluppato questo amore per il calcio avendo giocato. Stiamo parlando degli anni ’70, era davvero molto difficile vedere le grandi squadre in televisione. Forse potevi vederle una volta al mese in Europa, era difficile vedere anche la Serie A allora”.
“La prima volta che sono andato a vedere una partita di calcio è stata con mio padre. Era Fiorentina-Napoli, perché mio padre sapeva molto bene che ero un tifoso del Napoli, dove sono nato. Credo che avessi cinque o sei anni e mio padre mi ha portato allo stadio di Firenze, vicino a dove vivevamo, per vedere gli azzurri. Se mi viene chiesto chi fosse il mio primo eroe del calcio, all’epoca il simbolo del Napoli era Antonio Juliano. Era un centrocampista e l’unico napoletano che giocava per il Napoli.
In Italia non c’è dubbio che esista una cultura del risultato, ma negli ultimi anni sta cambiando qualcosa anche lì, c’è la tendenza a giocare più a un gioco di intrattenimento. Stanno iniziando ad avere più attenzione per il pubblico. Partite allo stadio? Sono andato a vedere il Napoli giocare in Coppa Campioni. Ricordo molto bene Napoli-Real Madrid [nel 1987] con un gol realizzato da Emilio Butragueno. Quando giocavo, andavo allo stadio spesso di mercoledì, quando c’era la Coppa perché ero impegnato con la mia squadra nel fine settimana.
A quei tempi non studiavo troppo la tattica. Ho iniziato a vedere il calcio solo in un altro modo con Arrigo Sacchi al Milan. Poi ho iniziato a vedere più la parte tattica di questo sport. Ho giocato fino a quando avevo 33 anni. Il momento clou della mia carriera da giocatore? Quando abbiamo giocato un’amichevole contro l’Unione Sovietica nel 1976 o nel 1977. Hanno giocato a Firenze perché erano in un campo di addestramento lì vicino”.