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Il San Paolo e i disabili: quando la barriera non è quella piazzata da Reina in campo

Il portale web del quotidiano napoletano “Il Mattino” ha pubblicato una storia raccontata da Felicia D’Angiolella, una tifosa diversamente abile di Aversa.

La storia racconta dell’odissea vissuta dalla donna che non è riuscita ad entrare allo stadio San Paolo in occasione di Napoli-Juventus di campionato dello scorso 2 aprile. [LEGGI QUI il racconto sul portale web de “Il Mattino”].

L’amore per il Napoli e il desiderio di vederlo vincere contro la rivale di sempre, ha forse spinto Felicia a giocare d’azzardo la carta dell’ingresso nel settore Curva, considerando anche le condizioni in cui versa attualmente lo stadio San Paolo in attesa dei lavori di ristrutturazione previsti.

Qualche domanda però è giusto porsela.

Possibile che con il settore diversamente abili esaurito, non è stato possibile premiare tanto amore per il Napoli in un altro settore dello stadio?

Non è forse opportuno considerare l’ipotesi di ampliare il settore riservato ai diversamente abili o, in alternativa, destinare piccoli spazi a chi ha difficoltà motorie anche in altri settori dello stadio?

La cosa che invece deve spingere a trovare un’immediata e drastica soluzione, è il disagio che Felicia ha vissuto nel parcheggio riservato ai mezzi, in alcuni casi con attrezzure dedicate, dei diversamente abili dove spesso vengono parcheggiate autovetture di persone che non ne avrebbero il diritto, per giunta sostando l’auto in maniera selvaggia incuranti delle difficoltà altrui.

Disorganizzazione del Comune? Leggerezza della SSC Napoli? Non è un problema di colpe ma di soluzioni. Chi ha il dovere deve intervenire.

In uno stadio le uniche barriere piacevoli e giustificate, sono quelle che piazza Reina per difendere la porta del Napoli dai calci di punizione avversari.

 

 

 

 

 

 

 

 

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