L’ex CT della Nazionale Arrigo Sacchi nella sua rubrica sulla Gazzetta dello Sport parla dell’Italia di Mancini.
“Mancini ha ereditato una Nazionale che non si era qualificata per il Mondiale e giocatori italiani i che non
vincevano nulla a livello internazionale.
Attualmente gli stranieri sono la maggioranza, più o meno il 70% dei giocatori. Quindi Roberto poteva scegliere solo su un 30% e per di più non un blocco che avrebbe facilitato il suo lavoro.
Roberto ha iniziato a lavorare con un gruppo di ragazzi fra cui molti sconosciuti o non titolari, ha dimostrato coraggio ed idee. La Nazionale ha sorpreso subito iniziando a vincere giocando un bel calcio. Quindi un vero miracolo calcistico ha permesso al c.t. e ai suoi ragazzi di laurearsi campioni d’Europa con merito, bellezza e armonia. Poi il crollo, lo splendido collettivo che divertiva e vinceva ora non diverte più e tanto meno vince, anche
contro nazionali di scarso valore.
Il calcio non è un sistema di gioco ma una filosofia che per vincere non può disconoscere i valori: la motivazione, la
generosità, la passione, l’entusiasmo, la modestia, il correre, il sacrificarsi per i compagni, l’intelligenza che è molto più importante dei piedi. Il calciatore intelligente possiede etica, professionalità e dà sempre tutto alla squadra.
Purtroppo il nostro calcio è ancora lo specchio di una società vecchia, in crisi economica, culturale e morale, in recessione, con scarsa progettualità che punta tutto sul singolo, sullo straniero e sulla forza per rimediare ad una povertà di idee. Il calcio è nato come sport offensivo e di squadra che ha perso le sue caratteristiche in Italia per
colpa della nostra “incultura” e storia.
Il calcio è un collettivo, necessita di organizzazione, collaborazione, comunicazione, sinergie ed interiorizzazione. Solo così il singolo potrà usufruire dell’aiuto degli altri compagni e ottenere risultati maggiori e migliori rispetto a quando si lavora da soli.
Caro Roberto un grande in bocca al lupo a te e agli Azzurri”.