Arrigo Sacchi, ex mister di Milan e Nazionale, ha rilasciato un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”.
“Consigliai Maurizio Sarri a Berlusconi: ‘Presidente, se non si possono più fare gli acquisti di un tempo, scelga un bravo allenatore che dia un’identità forte. Anch’io quand’arrivai dal Parma ero un signor nessuno’. Invece l’identità forte Sarri l’ha trasmessa al Napoli. L’ha fatto crescere in forza e bellezza e, lavorando sulla squadra, ha migliorato i singoli. Guardate Kalidou Koulibaly: era solo muscoli, ora è uno dei migliori al mondo.
Carlo Ancelotti? Solo uno come lui avrebbe potuto conquistare i napoletani dopo Sarri e nessuno avrebbe fatto meglio di così. Con la Lazio ha giocato benissimo. Ma, a volte, Carlo dovrebbe dimenticarsi di essere italiano… A Liverpool, per esempio, è stato troppo tattico. Con Maksimovic bloccato dietro ha tolto un uomo alla costruzione. E Klopp ha imperversato con i due terzini offensivi. Ricordo quando lo mettevo nella gabbia di Milanello con quella belva di Rijkaard, uno contro uno. Mi chiedeva: “Mister, ma cosa le ho fatto di male?” Ci sentiamo spesso”.
Gattuso? Lo volevo all’Atletico Madrid ai tempi dei Glasgow Rangers. Ragazzo eccezionale, merita il meglio. È stato anche mio inquilino. Gli dicevo: ‘Rino, le porte si aprono con le mani…’ Ha già fatto tantissimo: ha ridato alla squadra dignità e orgoglio. Nonostante assenze importanti e valori tecnici non eccelsi, sta tenendo il Milan in zona Champions.
Deve crescere con i giocatori per arrivare a un gioco più fluido. Più movimento, più palla sulla corsa, più uomini in area. E più pressing: non farlo è un suicidio. Oggi il pressing non è più una scelta, è una necessità, per accorciare la squadra e renderla più offensiva. Attaccanti non adatti? Se ho fatto fare il pressing a Virdis.
Ancelotti rispetto a Sarri usa tutta la rosa a disposizione? Carlo ha responsabilizzato tutti. So che Carlo sta pensando a un nuovo ruolo per Zielinski, ma il ragazzo, bravo, deve trovare più continuità. Mi piace Fabian Ruiz, concreto ed essenziale.
Insigne? Mi incantò tantissimo già nella nell’Under 20 di Francesco Rocca. Ma il talento non basta. Insigne deve convincersi di essere il simbolo di Napoli e imporsi il massimo della professionalità e delle ambizioni, per fare il salto di qualità. Se darà sempre tutto, in allenamento e in partita, non sbaglierà più partite in Nazionale e sarà sempre un trascinatore. In certi contesti, tipo la Juve, tutti danno sempre tutto. Forse a Lorenzo avrebbe fatto bene un’esperienza altrove”.