Pochi giorni fa, l’allenatore della squadra più forte, più potente, più ricca, più blasonata (in Italia però eheh) del campionato di calcio italiano, ha dichiarato a tutto il mondo la sua palese inutilità. “I moduli non servono a nulla, servono i giocatori”!
Quindi, caro Massimiliano, spiegaci un po’, per qual motivo gli Agnelli (bontà loro ca so ponn permetter!), ti dovrebbero pagare tutt sti sord, ben 7 milioni all’anno, (”uanem ro priator” diceva qualcuno) solo per sederti su quella panchina e “lasciar fare” ai campioni che hai a disposizione nella rosa? Ed invece il “mestiere” dell’allenatore dovrebbe essere improntato non solo a mettere i giocatori nella migliori condizioni di fare bene il loro “lavoro”, non solo, quindi, a “selezionare” chi e quando deve giocare, ma anche e soprattutto a costruire le premesse per “uno spettacolo”. Il famoso detto “dare un gioco” alla squadra, mica è stato coniato, così, per caso, da due eschimesi in un igloo intenti a pettinare le bambole!! Ha un senso ben preciso e delineato.
Vuol dire che quella squadra ha un’idea di come muoversi in campo, di come muovere la palla, di quali verticalizzazioni, tagli, sovrapposizioni, triangoli offensivi e quant’altro, mettere in pratica. Di giocare insomma, a “costruire” e non solo a “distruggere” il gioco altrui! Sperando poi, nella giocata del singolo, o nel calcio da fermo! Per colpa di questa mentalità sparagnina ciamma pur sorbire la ramanzina di un Iniesta, per carità nu die e jucator, pur mo che a pers e capill come quel numero 9 della Juventus (aspè comm si chiamm?!?!), ma francamente a me mi fa andare in freva che uno spagnolo ce pigl per il c….ravattino! “In Italia si gioca solo per il risultato, ad un bambino italiano quando torna a casa i genitori gli chiedono se ha vinto, ad uno spagnolo se si è divertito…”!
Per fortuna, però, dalle nostre parti, quelle più strette, c’è un Signore a nome Maurizio Sarri, che ha portato una nuova mentalità, una nuova cultura calcistica. Stu signor pensa, oibò, che il calcio sia uno spettacolo, che deve far divertire la gente che paga, e che essere allenatore, vuol dire “dare un gioco” appunto, una mentalità, una filosofia alla propria squadra! Insegnare calcio…insegnare a giocar bene a calcio! E’ chiaro che noi “non scendiamo dalla montagna”, a noi ci piac vencer tal e qual a “loro”, a quelli del “vincere è l’unica cosa che conta”, ma nuje ce vulimm arrivà con i triangoli offensivi di Goulham, Insigne ed Hamsik, con le magie di Mertens, con il dominio totale ed assoluto nel gioco a due tocchi, non buttando mai la palla, con la linea della difesa a centrocampo!
“Io non sono contento se la mia squadra vince giocando male, giocare male per 60 minuti e poi vincere non è segno di maturità! Io voglio che la mia squadra prenda in mano la partita al fischio di inizio, e la lasci al triplice fischio finale!!” Embè sta dichiarazione, che non è presunzione ma esclusivamente UN MANIFESTO CULTURALE CALCISTICO, a me ha fatto arrizzare i peli di braccia e gambe!! Non so a Voi…noi siamo del Napoli, nun tenimm o sceicc, il magnate russo, o i cammelli arabi dalle gobbe d’oro, no! Teniamo Maurizio Sarri, che vuole giocare bene a pallone e possibilmente vincere! Che non è l’unica cosa che conta…vuoi mettere quanto conta di più se ti arricrei?!?!?!
Cosa preferite Amici, mangiarVi un brodino vegetale, uno di quei piatti che mo chiamano “gourmet”, in un ricercato ristorante di lusso, dove to fann pavà quanto la pensione del nonno, o un babà con la panna da Scaturchio, dopo aver gustato una Margherita, doppia mozzarella, da “Michele alla Ferrovia” (per chi ce riesc a trasì, cu chella fila perenne!!)?!?! Io non ho dubbi…
A cura di: Federico Iossa