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Riti, superstizioni e scaramanzie: a Napoli i numeri contano

Che Napoli sia riconosciuta all’unanimità come la città più superstiziosa al mondo è un dato di fatto.

Quello che però non tutti sanno è che nel corso della storia alcuni dei personaggi sportivi più attenti ai riti e alla scaramanzia hanno vestito la maglia azzurra. Dall’entrata in campo di Maradona rigorosamente col piede sinistro alla musica di Pesaola, i rituali del club partenopeo sono entrati di diritto negli almanacchi del calcio. Proviamo a scoprire i più curiosi e divertenti.

Bruno Pesaola, detto”Petisso”, dopo esserne stato giocatore, è stato l’allenatore del Napoli nelle stagioni 1962-63, dal 1964 al 1968, nel campionato 1976-77 e in quello 1982-83. A lui il merito di aver portato nella bacheca del club la prima Coppa Italia della storia e il primo trofeo internazionale. In tutte le tappe della sua avventura partenopea ha avuto un’abitudine: quella di far ascoltare ai suoi giocatori un disco di Peppino Gagliardi prima delle partite. Una volta lo dimenticò a casa e si fece 500 chilometri in macchina per andarlo a recuperare.

Molto superstizioso è sempre stato anche Diego Armando Maradona. Ai tempi del Napoli entrava in campo toccando il terreno di gioco sempre con il magico sinistro e non iniziava una partita senza aver baciato in fronte il massaggiatore Carmando. Da allenatore ha mantenuto le “buone” abitudini. Chiamato alla guida dell’Argentina nei Mondiali 2010, dopo aver vinto la prima partita, inventò un nuovo elaborato rituale: saluto ai tifosi da bordocampo, foto con lo staff tecnico, telefonata alle figlie e rientro negli spogliatoi per leggere un giornale del 1986 che celebrava la vittoria del mondiale  della nazionale albiceleste.

Anche in tempi recenti non mancano esempi di rituali scaramantici. Tra i più attenti al “problema” c’è sicuramente il presidente De Laurentiis che di superstizioni ne ha ben due, una legata ai colori e una ai numeri. Nel primo caso è assolutamente da evitare il viola, mentre il giallo è ritenuto fortunato.

Ma per l’attuale numero uno del Napoli contano soprattutto i numeri. In trasferta non deve mai sedersi al posto numero 13, da sempre circondato da leggende e superstizioni anche nel mondo del casinò e della cultura in generale. Attenzione anche alle addizioni. I suoi collaboratori devono anche scegliere un numero di seduta le cui cifre sommate non siano il solito 13. In casa le cose sono più facili: la sua poltroncina nella tribuna d’onore è quella numero cinque della fila tre. Guai a togliergliela quando deve vedere i suoi ragazzi.

Walter Mazzarri, allenatore degli azzurri dal 2009 al 2013, ne aveva ben due di rituali, uno dei quali creati proprio sulla panchina partenopea. Era sempre l’ultimo a entrare in campo perché riteneva che salutare per primo il tecnico avversario portasse sfortuna. In più sviluppò l’abitudine di togliersi la giacca e rimanere in camicia durante la partita quando le cose si mettevano male: e al cambio d’abito i suoi segnavano spesso.

È stato a lungo un idolo dei tifosi napoletani che ancora non hanno ben digerito il suo addio e il suo passaggio alla Juventus. Stiamo parlando ovviamente di Maurizio Sarri, uno degli allenatori più scaramantici di sempre. Il tecnico ha moltissimi rituali. Innanzitutto spegne la sigaretta sempre nel solito punto prima di ogni partita. In secondo luogo è convinto che il nero sia un colore portafortuna e cerca di indossarlo sempre in campo. Famosissima anche la sua entrata sul terreno di gioco: mai dirigersi direttamente dal tunnel degli spogliatoi alla panchina ma fare il giro largo intorno alle porte.

Tra i giocatori attualmente nella rosa degli azzurri di Gattuso, mister arrivato in sordina e artefice dell’attuale risalita partenopea, sono due i più attenti alla scaramanzia: Dries Mertens e il capitano Lorenzo Insigne. L’attaccante belga non scende in campo senza aver personalizzato i suoi parastinchi: il primo con la bandiera del proprio Paese. Il secondo con lo stemma del PSV Eindhoven, la squadra che l’ha lanciato nel grande calcio.

Due, invece, le abitudini di Insigne. Prima di ogni match ascolta canzoni in rigoroso dialetto napoletano per caricarsi. Al momento di scendere in campo tre saltelli con il piede destro prima di tre segni della croce.

 

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