Hanno giocato contro per la prima volta il 15 settembre del 1985. Scenario l'”Arena Garibaldi di Pisa”.
Diego Armando Maradona e William Kieft. Il primo con la maglia (bianca da trasferta) del Napoli, il secondo con quella di un neo-promosso Pisa.
Quella gara finì 1-1, si giocava la seconda giornata del campionato di Serie A. Il Napoli di allora era simile al Napoli di oggi, si avviava ad essere grande e vincente. Ad attendere il Pisa, invece, una cocente retrocessione in cadetteria.
Realtà lontane, diverse tra loro. Mondi, scenari, e soprattutto ambizioni sportive diametralmente opposte.
Eppure, in quel periodo, Pisa e Napoli hanno qualcosa in comune: La Cocaina. La maledetta polvere bianca seppe essere paradossale, entrando prepotentemente, ma silenziosamente, nelle vite dei calciatori simbolo delle due compagini: Diego Maradona e William Kieft.
La storia di Diego è nota a tutti, quella di Kieft, invece, è stata proprio lui a svelarla, nello stupore generale, nella sua autobiografia.
“Sono stato tossicodipendente per 18 lunghi anni – ammette l’olandese – avevo toccato il fondo ma dopo un programma di disintossicazione, da 14 mesi sono pulito. Un essere umano trova rifugio nella cocaina quando è disperato. E’ stato un circolo vizioso da cui non riuscivo ad uscire“.
La svolta, in positivo, è arrivata grazie all’amico-allenatore Fred Rutten che l’ha voluto con sè nello staff del PSV Eindhoven.
In quel Pisa-Napoli, dunque, non solo gol, sorrisi e gloria sportiva, ma anche dramma, quello interiore.
Gioia e sofferenza sono come il Napoli ed il Pisa. Sembrano così diverse e distanti ma in fondo hanno qualcosa in comune. Saper essere veramente felici vuol dire saper gestire ed affrontare entrambe.