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Quagliarella: “L’avventura alla Juve non me la sono goduta. Nazionale ricordo amaro”

Fabio Quagliarella ha parlato in un’intervista ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

 

 

 

“Voglio fare come Buffon, giocare finché mi sento bene fisicamente. Dunque, almeno fino ai 38. Arrivai in bianconero passando per traditore agli occhi della mia gente, quindi non me la sono goduta fino in fondo. Quegli anni sono una sintesi della mia carriera: ho avuto tanto, potevo avere di più. Senza infortunio al crociato, al­tri sei mesi come i primi sei e magari sarebbe stata la svolta della carriera. Però, mi sono fatto voler bene pur non giocando titolare e l’applauso dello Stadium quando andai lì con il Toro non me lo scordo. Come l’esclusione dalla lista Europa League: a gennaio, a due giorni dalla fine del mer­cato, dissi “Io non mi muovo”. E Conte: “Allora sei l’ultimo degli attaccanti”. Non lo meritavo”.

Ferrero è il primo presidente con cui ho un rapporto così poco for­male: ormai facciamo a gara di battute. Mi disse “Fidati, vieni”: non era la Samp di oggi, ma cre­do al coraggio di fare certe scelte e alla sorte. Nel 2007 mi acquistarono alle buste, adesso sono qui perché il presidente mi ha voluto fortemente.

Nazionale? Amaro, sì: bastava che nel se­condo tempo con la Slovacchia ci girasse un po’ bene. Però io a Lip­pi devo solo un grazie, anche se uscimmo da quel Mondiale e tut­ti: “Quagliarella doveva giocare di più”. Un tormentone, lui fece capire di essersi pentito, ma io davvero provo solo gratitudine: mi ha fatto vivere un Mondiale, e quello resta”.

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