PSG – FAIR PLAY FINANZIARIO: QUESTO E’ IL CALCIO
La notizia, seppur clamorosa, per gli esperti di calcio ed anche per gli appassionati del business legato al pallone, non è stata tanto sconvolgente. I dirigenti del PSG sono stati convocati dalla Uefa e, lo scorso 28/11, hanno tentato di convincere i saggi del Comitato di controllo, della bontà dei propri bilanci ed, in particolare, della correttezza sostanziale, ma anche formale, dell’accordo di sponsorizzazione con l’ente del turismo del Qatar, che ha portato una montagna di denaro a Parigi, con effetto anche retroattivo, a partire dal 2011. Impresa apparentemente impossibile da giustificare, da un punto di vista delle regole del Fair Play Finanziario, ed il board Uefa, da quello che è trapelato, non è rimasto molto impressionato dalla relazione dei vertici della squadra francese, avviando un periodo di osservazione fino ad aprile, quando verranno, finalmente, espressi i pareri per irrogare eventuali sanzioni. All’incirca un anno fa, erano circolati i primi dettagli in merito all’accordo di sponsorizzazione fra il Paris Saint-Germain e la Qatar Tourism Authority (QTA): Tali accordi prevedevano, nell’arco di 5 anni (dal 2011 al 2016) versamenti compresifra i 150 ed i 200 milioni di Euro all’anno. Una sponsorizzazione al di fuori di ogni schema. Dobbiamo, infatti ricordare, che le squadre di calcio sono tenute a due differenti livelli di verifica:
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in quanto società di un Paese, sono tenute al rispetto delle normative contabili dello stesso (i cosiddetti GAAP), eventualmente integrati dalle Federazioni nazionali (in Italia le NOIF). È quindi, ciascuna Federazione, valuta se rilasciare la Licenza Nazionale, la Federazione francese, in questo caso, non ha ravvisato problemi su questo contratto.
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A livello UEFA, invece, i dati di bilancio sono soggetti ad una riclassifica. In particolare, il FPF prevede che non tutti i ricavi ed i costi riportati nei bilanci di esercizio debbano essere considerati ai fini del calcolo del risultato per il break-even. Si parla infatti di “ricavi rilevanti” e “costi rilevanti”
Relativamente a questo contratto di sponsorizzazione, ci sono due aspetti “controversi”, sui quali la UEFA ha posto domande e dovrà prendere posizione.
La retroattività del contrattoIl contratto, firmato a dicembre 2012, è retroattivo. Infatti, nel bilancio chiuso al 30 giugno 2012, sono riportati ricavi di questa natura per 125 milioni di Euro, in assenza dei quali, il club francese avrebbe fatto registrare una perdita di esercizio di 120 milioni(e non un utile di 5).Perché il PSG ha cercato la retroattività?Ufficialmente non si sa. È però ragionevole pensare che la scelta sia legata al fatto che la stagione 2011/12 è a pieno titolo all’interno del cosiddetto “periodo di monitoraggio” del Fair Play Finanziario. Si tratta di quel periodo (inizialmente biennale, poi triennale) in cui vengono effettuati i controlli e le squadre, ad esempio, non possono presentare una perdita cumulata superiore ai 45 milioni di Euro, a pena di sanzioni.Tuttavia questa riflessione non dovrebbe porre problemi al PSG, in quanto la UEFA deve ovviamente rispettare le regole nazionali di ogni Paese. Cioè: se la legislazione francese consente la retroattività (e la posizione presa dalla Federazione sembra confermarlo), la UEFA non potrà disconoscerla.Il legame con lo sponsorIl principale aspetto controverso del contratto di sponsorizzazione è però daricercarsi nel soggetto con il quale il PSG ha firmato.Ricordiamoci che il FPF nasce anche allo scopo di interrompere il predominio dei cosiddetti “mecenati”, ovvero dei proprietari di squadre di calcio che non hanno problemi a coprire annualmente perdite rilevanti di esercizio pur di rendere la squadra sempre più competitiva e dominare a livello UEFA.Per evitare ciò è stato introdotto un richiamo specifico al principio contabile dei “rapporti con le parti correlate”.“Parte correlata” è, ad esempio, un soggetto che – pur non essendo necessariamente azionista diretto della società – è legato all’azionista da rapporti societari o da interessi economici tali da far presumere che gli scambi di beni o servizi con la società oggetto di analisi possano essere fatti a valori “di comodo”.Nel caso specifico del Paris Saint-Germain, tutto ruota intorno al possibile collegamento fra la Qatar Tourism Authority (firmataria del contratto di sponsorizzazione) e la Qatar Sport Investment (azionista del PSG).Il CFCB (Club Financial Control Board), che è l’organismo di controllo che in sede UEFA ha il compito di effettuare tutte le verifiche relative al FPF, dopo aver ricevuto a luglio 2013 i bilanci riferiti al 2011/2012 e nel mese di ottobre i dati del bilancio 2012/13, ha convocato i dirigenti francesi per monitorare l’intera situazione.La linea di difesa del PSG in sede UEFA, si è soffermata su due livelli:
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evitare che la QTA (lo sponsor) possa essere considerato “parte correlata” ai fini UEFA, allo scopo di troncare sul nascere ogni possibile discussione sulla validità dei ricavi;
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predisporre un “piano B” nel caso in cui questo primo passaggio non sortisca gli effetti desiderati, in modo che comunque il valore annuale riconosciuto sia il più vicino possibile a quello reale del contratto;La vera domanda quindi è: QTA e QSI sono parti correlate?La risposta sembrerebbe scontata, si. Soprattutto perché sono emanazioni dell’Emiro che “governa” il Qatar, proprietario del club francese. Ma il buon senso non è sempre un argomento giuridico valido, non a caso Blanc, l’AD dei parigini, ha dichiarato al quotidiano francese Les Echos: QSI e QTA sono due entità separate legalmente e in termini di principi contabili. Uno è un fondo di investimento, l’altra di un ente pubblico.Essi sono quindiparti non correlate.Se dovesse cadere la prima linea di difesa, cioè se il Club Financial Control Body, ritenesse che effettivamente QTA (sponsor) e QSI (azionista) debbano considerarsi parti correlate, scatterebbe la ridefinizione del “valore normale” del contratto. Cioè, quale sarebbe il prezzo che la QTA avrebbe pagato per una sponsorizzazione di tipo simile ad una squadra con caratteristiche paragonabili a quelle del PSG?Alla fine, il Psg potrebbe essere costretto a ricalcolare, tale introiti, su parametri di mercato (ed i 125 milioni del 2011-2012, oggi diventati 200, si sgonfierebbero fino a 40-50 al massimo per i parametri Uefa).Sempre che, non prevalga la strategia del club parigino, dimostrando che non si tratta di un vero contratto di sponsorizzazione, ma di un contratto di sfruttamento di immagine o di un modello di sviluppo commerciale per la promozione di un paese in via di sviluppo.Una cosa appare sicuramente certa: questa sponsorizzazione non è certamente l’unica situazione “border line” dal punto di vista della tenuta del Fair Play Finanziario, tant’è che si parla di altre squadre, anche italiane, Milan ed Inter, che prossimamente verranno convocate per analizzare le proprie posizioni, ma – per i valori in gioco e la squadra coinvolta – sarà fondamentale capire se il FPF può essere realmente considerato uno strumento operativo o se, invece, è destinato ad essere archiviato, fra i più grandi bluff della governance del calcio.