Il giornalista e scrittore da anni racconta l’oltraggio cui per secoli è stata sottoposta l’antichissima capitale Ausone che fu definita nella latinità “urbs egregia” e “civitas magna”. L’incontro ha avuto luogo nella sala Farnararo del Comune di Pompei per iniziativa dell’Assessore Catello Raimo.
“Che questo incontro possa rappresentare un punto ideale di ripartenza. Che da Pompei la sfortunatissima e vessata Cales, assieme ai suoi attuali abitanti, possano ricominciare a credere nella forza salvifica della storia e della cultura”.
Parole ricche di speranza quelle alle quali Catello Raimo, ispirato Assessore alla qualità della vita del Comune di Pompei, ha affidato il commiato del meeting fortemente emozionale organizzato in nome dell’antichissima capitale Ausone. Cui il giornalista e scrittore Silver Mele ha dedicato un libro apprezzato, con prefazione di Maurizio De Giovanni, dal titolo “Cales, il grande oltraggio”. Novanta minuti di racconti incalzanti, scambi di opinione e idee tra gli astanti, ospiti dell’elegantissima sala intitolata alla contessa Marianna Farnararo De Fusco e imbeccati dalla moderatrice Italia Mele. Un unico filo conduttore: la necessità che la comunità di Calvi Risorta, paesino a nord di Caserta che di Cales ha ereditato con scarsa attenzione l’immenso patrimonio storico di una città nata perfino prima di Roma, conquistata nel 337 a.C. dalle truppe di Marco Valerio Corvo e che in precedenza, per circa un sessantennio aveva coniato una propria moneta, riacquisti consapevolezza identitaria comune. Le cronache impietose denunciano da troppo tempo lo stato di incuria vergognosa cui le antiche e depredate vestigie di Cales sono sottoposte. Al punto da ridurla a più grande supermarket dell’antichità, tra gli sfregi reiterati del mondo criminale.
Una comunità svagata e incapace di tutelare il patrimonio ma anche le innumerevoli responsabilità della politica, quella locale e ancor di più quella nazionale. La denuncia del libro è fortissima, trasformata in immagini impietose, senza appello nel reportage di Rai Tre realizzato da Matteo Berdini, in collaborazione con Silver Mele e Tsao Cevoli, presidente dell’Osservatorio Internazionale sulle Archeomafie.
Il giornalista di Canale 8 ha affidato ai suoi profili social il commento dell’incontro di Pompei.
“Nel bel mezzo di emozioni fortissime, nella sala più elegante del Comune di Pompei, uno tra i partecipanti chiede quando ebbe inizio la mia passione per Cales. Non vi è una data perché il sangue Ausone, popolo fierissimo, al punto da contendere all’esercito romano del generale Marco Valerio Corvo il dono prezioso dell’indipendenza nel 337 a.C., scorre indistintamente nelle vene di chi non vuol barattare la storia con la leggenda. “Cales, il grande oltraggio” è un grido di rabbia per quella che definisco la più grande botola del destino perpetrata ai danni della civiltà. Questo libro mi sta portando ovunque e la gente che vede le immagini dei reportage girati negli anni stenta a credere che davvero possa esser finita così. In realtà voglio rimarcarlo fino alla noia: Cales non è finita, Cales vive lì, sotto pochi metri di terreno e spine tanto lunghe che mai prima ne ho viste di simili. La natura si è armata a difesa della città che fu urbs egregia e civitas magna. Per il mio compleanno l’assessore Catello Raimo ha fatto un regalo immenso al popolo che rappresento: ho portato Cales, la più negletta e dimenticata delle città antiche della Campania tra le braccia di Pompei. Ciò che è stato da un lato e ciò che invece avrebbe potuto essere dall’altro. Quanto mi piacerebbe che lo sdegno fosse di tutta la comunità di Calvi Risorta. Che il paesino prendesse coscienza, che ci si adoperasse tutti insieme per riscoprire le origini violate. Invece solo a Calvi Risorta non sono riuscito a parlarne pubblicamente. Tra dileggi di amministratori goffi, sciolti in maniera ignominiosa per turpi infiltrazioni e quella mancanza di cultura storica che equivale a delitto. Passerà anche la nostra epoca ma Cales non morirà. Questa è l’unica certezza che ho”.
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