Santoriello, Déjà vu, in contesti ben più gravi, il fenomeno, in gergo, si definisce ‘Macchina del fango’.
Lo scopo è quello di delegittimare, creare confusione nell’opinione pubblica e far perdere il consenso popolare.
Nel caso specifico, mi sembra solo un tentativo di creare azioni di disturbo, sguinzagliando frotte di tifosi inferociti, ai quali vengono propinate poche e confuse informazioni.
Il tema, non sono le parole del Dottor Santoriello ma l’uso strumentale che ne fanno alcuni.
A questi, andrebbe chiesto se, tali parole, possano essere un valido motivo per mettere in discussione la solidità di un’indagine della magistratura che consta di circa 14.000 pagine, con intercettazioni inequivocabili e ammissioni fatte dagli stessi calciatori sugli stipendi.
Perché, forse, a qualcuno sfugge che stiamo parlando dell’inchiesta Prisma che ha chiuso la sua fase istruttoria e per la quale il processo deve ancora cominciare e non del procedimento sportivo.
Il Dottor Santoriello, quattro anni fa, in un convegno, dichiaro’ la sua antijuventinità, non disse di essere un adoratore di satana ma comunicò, pubblicamente,
la propria fede calcistica.
Il fatto che magistrati, si lascino andare a considerazioni personali, usando espressioni da tifosi, è una, mera. questione di opportunità ma, certo, non può bastare per mettere in dubbio la loro professionalità e terzietà.
Tifosi dichiarati, sono svariati soggetti che hanno ruoli importanti in seno alle istituzioni calcistiche e qui, il problema dell’ inconciliabilità, potrebbe essere più serio, eppure,non viene considerato.
C’è,poi, un passaggio, cruciale,
sul quale, tutti quelli che si sono lanciati in invettive, battendosi il petto, in preda a crisi mistiche, invocando, trasparenza e giustizia ( sic) hanno soprasseduto e che, invece, è il più importante.
Titolare dell’inchiesta Prisma, è un pool di tre magistrati non il Dottor Santoriello, questa è un’inchiesta della Procura della Repubblica di Torino, non di un, unico, pubblico ministero.
Solo questo basterebbe a zittire chiunque ma, la verità, a volte, nella sua trasparenza e ovvietà sta antipatica.