Pietro Lo Monaco è intervenuto ai microfoni di Napoli Centrale
È stato messo in scena uno spettacolo cinematografico sulla scelta del tecnico tra i quaranta in lista e poi la montagna ha partorito il topolino per sostituire Spalletti. Intanto, ci vuole un tecnico coraggioso perché non è facile sostituirne uno che ha vinto lo scudetto dopo 33 anni; il Napoli aveva il dovere di non fargli toccare la rosa garantendo una certa continuità, che esprimeva un gran calcio e l’allenatore non doveva fare altro che garantirlo. Garcia è stato per 2 anni fuori dal panorama calcistico europeo, non mi pare che avesse il DNA per caricarsi sulle spalle questa eredità e le prime prove lo stanno dimostrando. Il Napoli è passato da una squadra che giocava a memoria ad essere in totale confusione. Tutte le scelte fatte, ascrivibili alla proprietà che si è fatta carico di un dono di onniscienza, hanno influito sul tecnico. Non si può pensare che la scelta del direttore sportivo sia lì tanto per. Bisogna avere la forza per poter dire a Garcia si fa così, anziché così. Io l’ho sempre fatto. Il supporto l’allenatore lo vuole, ne ha bisogno. Fare da sostegno, da cuscinetto, smaltire le situazioni tra allenatore e calciatori, è un compito notevole. Una squadra che vince, che convince, che ha prospettiva in campo internazionale, com’è possibile che tutti i tasselli importanti vanno via? È un gioco al massacro che deve far rinsavire chi ha procurato tutto questo. Quando ti carichi di troppa importanza, pensi di essere il centro di tutto, ma il calcio non è un gioco. Quando De Laurentiis è arrivato nel calcio non sapeva niente, ci vuole studio, esperienza, non si può pensare che dall’oggi al domani ti senti il centro del mondo. Vanno scelti i professionisti giusti per avere continuità. Incontro squadra e Garcia? I confronti se sono aperti, schietti e sinceri, portano all’analisi dei problemi ed alla risoluzione di questi. Squadra e allenatore viaggiavano su due binari diversi. La catena sinistra del Napoli era composta da Mario Rui, Zielinski e Kvara. Se accentri Zielinski per fare il 4-2-3-1 togli un cardine e Kvara perde riferimenti, puntualmente non ha scarico e deve cercare di andare via a testa bassa e non è facile se vieni raddoppiato. In fase di campagna acquisti, qualcosa non è andata per il verso giusto: perdi il miglior difensore centrale e giochi con le due riserve? Il problema del Napoli è di tutta l’impalcatura di gioco in fase di non possesso, è una squadra che subisce. C’è una via d’uscita? Assolutamente sì. Il fatto che il tecnico e i giocatori parlino chiaro è già un segnale, ma ci vuole un moderatore. Cambio allenatore? Sarebbe demenziale. Il calcio non si fa seguendo la gente, ma lavorando in base alla conoscenza del calcio che hai. Significherebbe creare un disastro pazzesco, sarebbe un fallimento della società che l’ha scelto, del tecnico e dei giocatori che non si sono adeguati. I catastrofismi non portano mai a niente di buono”.
Pietro Lo Monaco:”Cambiare oggi allenatore sarebbe demenziale, la strada è un’altra
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