Parma a processo: saranno deferiti club e Calaiò. Ne esce Ceravolo
Il Parma sarà deferito per responsabilità oggettiva insieme al proprio tesserato Emanuele Calaiò accusato di tentato illecito sportivo in merito alla partita Spezia-Parma dell’ultimo campionato di serie B. Ne esce Fabio Ceravolo, non deferito. Questa mattina la Procura Federale ha consegnato l’avviso di conclusione delle indagini agli interessati: entro una decina di giorni, il club emiliano e Calaiò andranno a processo presso il Tribunale Federale (il primo grado della giustizia sportiva). La Procura quindi scioglie le riserve, incriminando la punta per tentato illecito sportivo che mette a rischio la promozione in Serie A degli emiliani: ora se il tentativo di illecito sarà accertato, il Parma rischia una penalizzazione in termini di punti che dovrà essere scontata nella stagione in corso e che potrebbe modificare l’ultima classifica del campionato di Serie B.
ECCO IL DEFERIMENTO — Si legge nell’avviso di conclusione indagine: “Il Procuratore Federale, esaminati gli atti dell’indagine disciplinare esperita in relazione alla gara Spezia-Parma del 18 maggio 2018 – ha concluso le indagini formulando le seguenti incolpazioni: Calaiò Emanuele, calciatore tesserato per la società Parma Calcio 1913 S.r.l., violazione dell’art. 7, commi 1 e 2, del C.G.S., per avere, prima della gara Spezia-Parma posto in essere atti diretti ad alterare il regolare svolgimento e il risultato finale della gara suddetta, tentando di ottenere un minor impegno agonistico da parte dei calciatori dello Spezia Calcio, signori Filippo De Col e Claudio Terzi, per assicurare alla propria squadra il risultato favorevole dell’incontro, e, in particolare, inviando a tal fine a Filippo De Col, qualche giorno prima della gara, messaggi a mezzo dell’applicativo di messaggistica whatsapp”. E ancora il Procuratore Federale incolpa “la società Parma Calcio 1913 per rispondere a titolo di responsabilità oggettiva, ai sensi degli artt. 7, comma 2, e 4, comma 2, del CGS, per il comportamento posto in essere dal proprio tesserato Calaiò”.
L’INCHIESTA — L’inchiesta della Procura Federale, guidata da Giuseppe Pecoraro, riguarda la partita Spezia-Parma dell’ultimo campionato di Serie B del 18 maggio. Grazie alla vittoria per 2-0 al Picco e al contemporaneo pareggio del Frosinone contro il Foggia, il Parma ha conquistato la promozione diretta in Serie A chiudendo al secondo posto in Serie B. Al centro dell’indagine degli ispettori federali ci sono tre messaggi “whatsapp” inviati, nei giorni precedenti la sfida con lo Spezia, da Emanuele Calaiò (due messaggi) e da Fabio Ceravolo (uno) a due giocatori dello Spezia, Filippo De Col e Alberto Masi. “Non ci spaccare le gambe…”, è uno dei messaggi incriminati. A questi messaggi i due giocatori dello Spezia non hanno risposto, ma hanno subito informato la società e la Procura Federale. In pratica, secondo l’accusa formulata dalla Procura, nei messaggi ci sarebbero stati riferimenti ambigui alla prestazione in difesa dello Spezia, quasi un invito a non metterci troppo cuore magari spingendo anche sulle differenti motivazioni di classifica, con i padroni di casa già fuori da qualsiasi discorso di playoff e il Parma invece in piena lotta per la promozione diretta in Serie A senza passare dagli spareggi.
L’ARTICOLO 7 — La Procura Federale, questa mattina, ha deciso di accusare solo Calaiò del Parma per tentato illecito sportivo, e per il club è scattata la responsabilità oggettiva, richiamando l’articolo 7 del codice di giustizia sportiva della Figc. Il codice non fa alcuna differenza tra un illecito consumato ed un illecito solo tentato. L’articolo 7 recita: “Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo”.
IL COMUNICATO DEL PARMA — “Il Parma Calcio 1913 apprende con sgomento e sconcerto le notizie stampa riguardanti l’asserito deferimento – si legge in un comunicato fiume pubblicato dal Parma all’ora di pranzo -. Riteniamo che l’accusa di tentato illecito sportivo, se confermata visto che la società a tutt’ora (le ore 13.55 di mercoledì 20 giugno) non ha ancora ricevuto alcun tipo di comunicazione a riguardo, rispetto alle condotte riscontrate, sia sconcertante. Non riusciamo davvero a concepire come testo e tenore dei messaggi in questione possano integrare una fattispecie così grave e siamo convinti che chi dovrà giudicare lo farà nel rispetto delle norme, della giustizia e del buon senso”. E ancora: “Il Parma chiede che la verità venga stabilita nel modo più rapido possibile. La società, che ricordiamo non è mai nemmeno stata convocata o ascoltata, auspica che, come sono stati resi pubblici molti dettagli delle indagini, possano essere resi pubblici dalla giustizia sportiva, da subito o al termine del procedimento, anche i testi dei messaggi in questione, affinché tutti gli sportivi italiani possano avere contezza del tenore degli stessi”. “Vogliamo continuare a rassicurare i nostri tifosi, in quanto rimaniamo convinti che in alcun modo i fatti contestati possano rappresentare un illecito”.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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