Paolo Cannavaro, l’ex Capitano azzurro, sognava di diventare la bandiera del Napoli. Lui napoletano fin dentro il midollo spinale ha visto infrangere il suo sogno durante la sessione di mercato di gennaio, quando passò al Sassuol. Ormai è acqua passata, il difensore napoletano ha voltato pagina ma il Napoli gli rimarrà sempre nel cuore e nella mente.
Cannavaro ha rilasciato un’intervista dove ha parlato non solo della sua ex squadra ma anche dei ricordi legati agli anni passati a Napoli. Noi vi proponiamo i passaggi legati al Napoli.
I RICORDI DI NAPOLI-JUVENTUS. “La vittoria per 3-2 a Torino del 2009-10. Eravamo sotto 2-0: che carattere. La finale di Coppa Italia del maggio 2012 a Roma. Dopo 25 anni senza trionfi, il Napoli è tornato a vincere superando…gli imbattibili. La mia foto mentre alzo la Coppa non me la può togliere nessuno. Napoli-Juventus 8-7 dopo i rigori nell’agosto 2006. Segnai in rovesciata al 121′ in uno stadio impazzito di gioia. Era Coppa Italia, ma è stata un’emozione speciale. Il più brutto? Il 3-3 al San Paolo del 2011-12. Eravamo sul 3-1 e se avessimo battuto la Juve, l’avremo ridimensionata. Se ho rimosso la finale della Supercoppa italiana nell’agosto 2012? Assolutamente. Quella gara la vorrei rigiocare perché in campo i protagonisti dovrebbero essere i giocatori e non l’arbitro. In una finale si può anche far finta di non aver sentito (riferimento all’espulsione per proteste di Pandev, ndr)”.
L’AMORE PER IL NAPOLI. “Quando abbiamo confermato la Serie A (riferito al Sassuolo) e la mia permanenza qui è diventata automatica, sono andato a farmi questo tatuaggio (mostra l’avambraccio destro dove ha la maglia del Napoli numero 28 con il suo cognome e le sue presenze in azzurro, 278, ndr). Io vivo di sentimenti ed emozioni. La storia d’amore tra me, Napoli e il Napoli non finirà mai perché del Napoli sono sempre stato e sempre sarò il primo tifoso. Ho fatto il raccattapalle sotto la Curva e sono andato lì a vedere le partite quando ero squalificato per la brutta storia di Gianello. Mi ricordo tutto di quegli anni. L’immagine più bella? Il giorno della promozione in A. E’ stata la rinascita dall’inferno della Serie C e della B, categorie che non appartengono alla mia città”.
L’ADDIO AL NAPOLI. “Lasciare Napoli è stato tanto difficile perché lì c’erano la mia casa e la mia squadra del cuore, quella di cui ero capitano. Le storie più belle però prima o poi finiscono. Essere stato messo 4 mesi da parte, mi ha fatto sentire meno il trauma della separazione. Il mio rammarico? L’ultimo anno non mi è stata data una vera possibilità: un tempo a Genoa e altre due gare da titolare non credo siano abbastanza per giudicare uno che prima dell’arrivo di Benitez aveva fatto così tanto. Evidentemente era tutto già stabilito a tavolino. Io ingombrante? Tutt’altro…Forse lo ero per qualcuno, ma non è così. Io sono semplice, umile e a disposizione della squadra”.
CANNAVARO E BENITEZ: IL RAPPORTO. “Ci sono andato anche a parlare per chiarire certe cose, ma la squadra girava e non è semplice conquistare una maglia da titolare quando le cose vanno bene. Il problema è che ero già ai margini alla prima di campionato. Benitez è arrivato ed io ero fuori, senza nemmeno capire il perché. Non mi è stata data la possibilità di dimostrare il mio valore. Forse era una decisione presa a priori”.
IL SAN PAOLO, LA CHIUSURA DELLA CARRIERA E GLI EX COMPAGNI AZZURRI. “Manca tanto tempo, ma di certo sarà una giornata ricca di emozioni. Chiudere la carriera a Napoli? E come faccio? Ho intenzione di giocare ancora un po’, ma in quella società per gli anzianotti non c’è più spazio tranne che per Colombo (terzo portiere, ndr) che sembra immortale (ride, ndr). Dei miei ex compagni sento tutti e la vittoria più bella è il loro affetto. A febbraio quando sono tornato la prima volta a Napoli dopo il trasferimento al Sassuolo, mi hanno fatto una festa a sorpresa insieme ad alcuni amici”.
INTER E MAZZARRI. “Sono stato vicino all’Inter nell’estate 2013, mentre lo scorso gennaio avevo richieste dall’estro. Alla fine ho scelto la miglior soluzione. Mazzarri a Napoli ha fatto diventare grandi dei giocatori che erano bravi. In un contesto…mazzarriano i calciatori normali si esaltano perché lui cura non lascia niente al caso”.
Fonte: Corriere dello Sport