In ripresa da un mese, il brasiliano ha innestato la marcia in più per un gran finale di stagione.
Un autunno da incubo – il famoso “ottobre nero” coinciso con le tre sconfitte consecutive -, un inverno passato alternandosi al compagno Diawara, ed una primavera da resurrezione: è la parabola di Jorginho, finalmente tornato sugli standard di rendimento dell’anno scorso.
Metronomo poco appariscente ma di notevole intelligenza tattica, dopo un calo vistoso in cui sembrava aver smarrito certezze e misure, eccolo di nuovo lì a dettar legge in cabina di regia. Perchè la linearità e la lucidità nelle scelte lo rendono imprescindibile nello sviluppo della manovra del Napoli.
Se Diawara, infatti, si lascia preferire contro avversari fisici e quando le distanze tra i reparti si allungano, è altrettanto vero che Sarri non può fare a meno di Jorginho a fronte di avversari che rinunciano (o quasi) ad offendere e si rintanano nella propria metà campo.
Dagli scambi ravvicinati alle verticalizzazioni profonde: offre un costante appoggio a chi deve ricever palla. E’ suo, ad esempio, il filtrante per il vantaggio di Mertens, dopo che questi effettua il classico movimento ad elastico “corto-lungo”.
Al di là di questo, però, il lato oscuro del suo lavoro è il fattore più impressionante:
1️⃣5️⃣9️⃣ palloni giocati
1️⃣4️⃣2️⃣ passaggi riusciti#NapoliUdinese 3-0 ⚽️ #Jorginho #ForzaNapoliSempre pic.twitter.com/TfhnpmCMOt— Official SSC Napoli (@sscnapoli) 15 aprile 2017
Un paio di numeri che fotografano la sua prestazione contro l’Udinese: di certo non gli è mancata personalità, a testimonianza delle tante, tantissime iniziative partite dai suoi piedi.