Non è stata un’illusione ma è successo quello che doveva succedere.
Illudersi è una debolezza, così umana che è sgarbato mortificarla ma resta una debolezza e si paga, sempre.
Sognare è una forza, è stimolo è voglia è vita.
I sogni non diventano realtà senza la volontà di realizzarli, neanche nelle favole.
Un anno fa Napoli ha toccato il sogno con le mani.
Lo ha stretto forte ed ha capito che non era un’ effimera illusione che ti scivola tra le dita quando vuoi acchiapparlo.
Era tutto vero.
Una storia fatta di uomini di carne e sangue, non c’erano fantasmi e neppure forze arcane maligne.
Niente tranelli e fregature,
era andata come doveva andare.
Perché i campioni erano arrivati dopo tanta strada, raccogliendo eredità e testimone dai loro predecessori.
Il Napoli che si è preso lo scudetto non era un errore del sistema o una casualità genetica ma il più forte di tutti.
Se c’è un danno che i calciatori hanno fatto a se stessi con questa mortificante stagione, è instillare negli infedeli, il dubbio che non siano veramente forti.
Invece era andata come doveva andare.
Basta guardare le facce dei calciatori che fissano Spalletti nelle riunioni pre partita.
Quanto capissero Kim o Kvara o Osimhen dell’ eloquio dell’allenatore resta un mistero.
Eppure capivano, tutto quello che dovevamo capire.
Nessun trucco, nessun inganno ma nella pozione che gli veniva somministrata da bocca a cuore, c’era l’ingrediente segreto:
La fiducia.
C’è anche altro nello scudetto di carne e sangue, ci sono le idee e la sfida.
Cristiano Giuntoli ad un certo punto dice
”Per vincere abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso”
Fu cambiare e scovare talento e forza vicino casa e nelle terre lontane giocandosi tutte le fiches.
Perché la fortuna aiuta i pescatori di uomini ma solo se si calano le esche giuste.
È andata come doveva andare.
Lo sapeva chi saliva le scale del Maradona perché avvertiva un brivido lungo la schiena.
Chiamatela premonizione o scarica elettrica da consapevolezza se siete più pragmatici.
Lo sapeva chi andava, negli stadi di tutta Italia, a strappare un pezzo della sua Napoli lasciata tanti anni prima e se lo portava a casa.
Bene appiccicato nel cuore, perché lì non lo perdi.
È andata come doveva andare.
Perché prima o poi c’è qualcuno che riesce a scrivere diritto sulle righe storte della storia, anche se non è Dio,perché il dio del calcio ti aveva fatto vedere come si fa.
‘E QUATT’ ‘E MAGGIO e chi se’ scord’ chiu’