Il docente universitario di economia e scrittore Nicola De Ianni ha studiato il modello di gestione di De Laurentiis e ne ha parlato in un’intervista che è possibile leggere in versione integrale su “Il Mattino” oggi in edicola e della quale vi proponiamo un breve estratto.
“Non è patriarcale il modello-Napoli ma quello del calcio italiano. e più in generale quello a livello internazionale. Sposta milioni ma è lontano dall’innovazione.
De Laurentiis ha un’impostazione padronale: è un accentratore che ha trasferito nel Calcio Napoli l’organizzazione della Filmauro e infatti in entrambe le aziende l’altra figura di spicco è Chiavelli.
Ma questo aspetto riguarda altri club italiani che sembrano più strutturati come la Juventus. Agnelli che accentra i poteri ed è arrivato ai ferri corti con un manager come Marotta quando ha espresso pareri contrari sulla sua gestione.
Un altro esempio è l’italo-americano Commisso che non potendo seguire la Fiorentina ha delegato il suo braccio destro Joe Barone.
Il limite del calcio? Dovrebbe patrimonializzare. La Juventus ha costruito un proprio stadio ma quanta fonte di guadagno è cancellata da notevoli debiti.
Ma il calcio è un settore particolare perché c’è un elemento emotivo rappresentato dai risultati.
La Juventus ha effettuato terrificanti aumenti di capitale con debiti su debiti: può permetterselo perché alle spalle ha Exor.
Nuovo socio nel Napoli? Non credo sia questo l’interesse di De Laurentiis che potrebbe vendere la società in presenza di una forte offerta qualora ritenne concluso il suo percorso. È importante che il presidente non corra rischi.
Rischio recessione del calcio? Non vedo proprio questa possibilità perché il calcio vive in una situazione drogata a cominciare dalle plusvalenze fittizie.
Il calcio è un mondo artefatto come se vivesse vive in una bolla e per questo distante dai principi economici”
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