Marcello Nicchi, presidente dell’AIA, ha parlato ai microfoni di Radio Uno Rai.
“Mandare gli arbitri ai microfoni delle tv nel post partita? È un progetto a cui stiamo lavorando da tempo e a piccoli passi ci stiamo avvicinando. È un discorso al quale tengo moltissimo perché è giusto parlare serenamente di quanto successo dopo una gara, il problema è che non tutti sono preparati per accettare un dibattito pubblico con la giusta calma. C’è chi è propenso a farlo e chi no.
Se oggi gli arbitri parlassero, si tratterebbe solo del riconoscimento dell’errore e non della lode per una decisione giusta. Si costringerebbe una persona ad andare davanti alla tv a dire che ha sbagliato. Non si possono fare dichiarazioni e interviste solo sull’errore, bisogna cambiare in Italia la cosiddetta mentalità. Che senso ha parlare a caldo? Ognuno avrà sempre le sue ragioni e convinzioni. Bisogna rispettare il lavoro di giocatori e società, ma anche quello degli arbitri.
Moviola in campo? L’arbitro non chiederà nulla: è un anno sperimentale, durante la gara non succederà nulla. Ci saranno arbitri che verranno abituati a vedere un’immagine attraverso una telecamera, faranno una relazione e diranno quando avrebbero chiamato in causa l’arbitro o lo stesso arbitro avrebbe chiamato in causa la moviola. Alla fine la UEFA e l’International Board decideranno il protocollo: ci sarà un arbitro davanti alla telecamera ma che non potrà correggere l’eventuale errore. La sperimentazione è molto complessa ma noi siamo pronti a iniziare”.