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Nicchi: “Il razzismo non è un problema arbitrale. Non possiamo fermarci ogni volta che parte un coro”

Marcello Nicchi, presidente dell’AIA, ha parlato di arbitri e VAR nel corso di “Radio Anch’io Sport” su Radio Rai Uno.

 

“Siamo ripartiti finalmente perché senza calcio siamo disorientati. Gli arbitri stanno bene perché hanno lavorato molto in questo periodo. E’ una giornata positiva al netto di qualche sbavatura che ci può stare. Ci sono tre cose di cui dobbiamo smettere di parlare: la VAR, che funziona ed è solo un argomento da bar; l’altro problema è quello vergognoso del razzismo; infine la violenza, dove abbiamo comunque fatto dei passi da gigante. Ognuno deve fare il proprio compito. Serve un salto culturale. I delinquenti devono scomparire e questo è un punto certo e sicuro da cui partire”.

Sulle proteste in campo“Ci sono cose che però non funzionano: la riunione con capitani e allenatori a cosa serve se ci mettiamo d’accordo per tenere comportamenti sani e poi ogni domenica qualcuno si comporta in modo sbagliato. A cosa serve il capitano visto che dovrebbe essere l’unico a parlare con l’arbitro e poi in realtà si muovono in 5-6? Alla FIFA dovremo dire che il capitano dovrà essere ammonito ogni qual volta accadrà questo, perché non riesce ad aiutare l’arbitro a dirigere sereno. A cosa serve il terzo tempo se giocatori e panchina a fine partita attaccano l’arbitro a centrocampo. Sono tutte cose che devono essere modificate, un salto in avanti culturale necessario”.

Sui cori razzisti: “Non si può fermarci ogni volta che parte un coro razzista perché ci sono dei regolamenti che al massimo devono essere cambiati se non vanno bene. L’unico che può sospendere la partita è la forza pubblica. L’arbitro ha un manuale da seguire e quello deve fare. L’addetto alla forza pubblica deve decidere perché diventa un discorso che non c’entra col gioco. Se un allenatore decide di ritirare la squadra la partita è finita. In Italia si fanno le cose correttamente e dobbiamo applicare le regole che ci sono già”.

VAR anche in Serie B?  “La VAR è questa, indietro non si torna, si può solo migliorare. Non deve diventare un boomerang o un alibi. Oggi l’arbitro viene inseguito fino al monitor, lo circondano. Alcuni giocatori vengono ammoniti mentre l’arbitro parla con l’operatore. Oggi in B non la possiamo applicare. Non abbiamo la forza arbitrale per poterla applicare. Se l’applichiamo in B per una partita come la finale dei play off, si potrebbe anche avanzare, ma per il resto dovrebbe essere fatta una sperimentazione che ha comunque dei tempi. Poi servirebbe un provider che fornirebbe degli strumenti per poterla applicare. Alcuni arbitri di B sono già VAR in Serie A, ma non abbiamo la forza per inserirla nella serie cadetta mantenendo alto gli standard della qualità che abbiamo in massima serie”.

Voto alla tecnologia in questa prima parte di stagione? “Io al VAR do una sufficienza perché qualche sbavatura c’è stata e proveremo a correggere ulteriormente gli errori che abbiamo commesso. Ho invitato tutti ad un utilizzo più concreto. Per ogni fallo o inversione dello stesso, i giocatori chiedono l’intervento, non è possibile. Queste proteste sono inutili e comportano delle ammonizioni inutili. Se gli arbitri vengono messi nelle condizioni giuste, arbitrano meglio. Abbiamo chiesto agli arbitri di utilizzare al massimo la tecnologia e infatti c’è stato un utilizzo maggiore nelle ultime settimane. Ci sono domeniche dove servono 20 interventi al VAR e giornate come ieri che ne sono serviti al massimo un paio. Quando c’è una segnatura di una rete, non si deve protestare perché tutte vengono riviste da quando parte l’azione a quando si conclude. Se c’è fuorigioco si vede, se è da annullare si vede come se deve essere concesso. Poi c’è la soggettività di alcune sanzioni come il fallo di mano, ma è un altro discorso. Io oggi mi sentirei molto più tutelato da questo strumento rispetto al passato”.

Intervento il lunedì mattina da parte dell’AIA per spiegare le decisioni arbitrali? Ci sono dei momenti in cui penso a questo come un sogno. Ma dobbiamo essere messi in condizione di fare questo. Siamo in Italia non in altri paesi. Come si può fare questo quando gli allenatori dicono che pretendono il rispetto, o altri tecnici che dicono che non parlano di arbitri e poi entrano nel merito dicendo di aver perso solo per un errore arbitrale. Poi ci sono allenatori che dicono che una partita è finita 2-2 quando invece è finita 2-1 e nessuno ti ha tolto niente. C’è chi parla ancora di sudditanza e di malafede. Se non ci mettiamo tutti d’accordo sul gioco, confronto e dichiarazioni successive. Noi abbiamo sempre riconosciuto i nostri errori, non siamo inattaccabili. Mentre noi parliamo ci dimentichiamo spesso che le nostre parole influiscono in 11mila partite settimanali, non solo in Serie A”.

L’arbitraggio di Banti in Supercoppa? “Da spettatore mi è sembrata una partita del tutto godibile e normale anche nell’arbitraggio. Però buttare via l’acqua sporca e il bambino non dobbiamo farlo, neanche se è presente un mezzo errore. Il razzismo non è un problema arbitrale, è un problema che deve essere risolto da altri. Nel momento in cui una squadra se ne va di propria iniziativa, la partita è finita e persa. Se arriva un ordine preciso, allora possiamo anche fermarle ma deve essere una decisione presa da altri e non dagli arbitri”.

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