Napoli – La noia, è il sentimento più diffuso tra chi guarda le partite del Napoli, la frustrazione è quello più diffuso tra chi le gioca.
Vorrei ma non posso.
La mancanza di allenamento, probabilmente, una delle principali cause delle difficoltà di una squadra che cammina sempre sul ciglio del burrone, ha pochissime certezze e tanta paura.
Esercitarsi, memorizzare e far diventare i meccanismi degli automatismi che vengono naturali e non impegnano il cervello a pensare.
Questo manca al Napoli, oltre ai giocatori, tanti tutti contemporaneamente.
I calciatori non hanno il tempo di prepararsi e saltano i capitoli ma il bignami non ti salva sempre.
La ‘Grande bellezza’ di Sarri aveva un gruppo di secchioni che si preparava allo sfinimento ogni settimana, giorno dopo giorno.
Arrivato Ancelotti sono venute fuori le prime difficoltà, diventate, poi, guai grossi.
Nella sua idea di training non c’era più la preparazione ossessiva, e quotidiana di tipo scolastico
ma una sorta di autogestione, un po’ come all Università, dove, purtroppo si perdono in tanti.
La successione di Gattuso, aveva portato dei miglioramenti.
Insistente, stimolante e martellante, la classe ogni giorno veniva interrogata e chi non studiava si beccava l’impreparato( Allan, Lozano, Mario Rui, Ghoulam ecc ecc).
Poi i ritmi travolgenti hanno spazzato via tutto sia dalla testa che dalle gambe e poi le assenze e poi le polemiche, gli scoop giornalistici indirizzati e la brutta sensazione di vivere una stagione sospesa e con poche aspettative.
Una soluzione, forse l’unica è quella di tornare a studiare ma ci vuole volontà, disciplina e fiducia reciproca nel presente e nel progetto.
Servirebbero anche delle belle botte di autostima che ti trasformano in sorriso le facce tirate e questo può venire solo dai risultati.
Altrimenti ognuno penserà solo ad arrivare il più presto possibile a fine anno, sperando nel sei politico.
Perché tanto, mica si possono bocciare tutti e allora li promuoviamo.