Paura, questa è la parola più usata nel passato e nel presente parlando del Napoli ma il calcio non è la guerra. Il calcio è divertimento, il calcio è gioia e alla lunga i più bravi vincono, quasi sempre.
La cappa di negatività e la pesantezza che ammorbano il Napoli possono essere scacciati anche con maggiore leggerezza e, magari provando a sostituire la paura con la consapevolezza. Aiutati, tanto, molto, in modo determinante dal sostegno dei tifosi.
‘Terra mia’ oggi è Terra loro, degli avversari e dei tifosi degli avversari. Certo, sono professionisti e, come giustamente ha il dovere di dire Mister Gattuso, la freddezza dello stadio non può rappresentare un alibi ma un grosso problema si.
Scacciare le preoccupazioni, innalzare l’adrenalina oltre la soglia dei propri limiti attuali, non sentire la stanchezza. Emozioni: essenza del gioco del calcio.
Urge trovare una soluzione di buon senso nel rispetto delle regole fondamentali. Questo l’aspetto psicologico, poi c’è il campo e quello racconta di una squadra che suda e lavora sodo durante la settimana ma ma in partita vive ancora di fragilità di sistema e di errori individuali.
Codici da memorizzare, gambe da sciogliere concentrazione da non perdere, mai. Perché oggi va così, intorno al leone ferito volano gli avvoltoi, pronti ad approfittare della scivolata o del passaggio sbagliato. Troppo facile per gli avversari che giocano su questo.
I ragazzi sono spaesati: “Dove siamo?”.
Le paludi di una classifica a tutti sconosciuta, l’odore acre della paura, niente luci della ribalta, il lato oscuro e triste del calcio.
Dove sono i titoli dei giornali? La celebrazione di un popolo adorante? Terra mia che è diventata Terra loro, Io che ho bisogno di Te, Voi che non dovete più aver paura ma credere che Noi ce la possiamo fare.